Cronache

Il cavo e il carrello i due elementi critici. L'ultima verifica? Il 3 maggio ai freni

Leitner: restyling nel 2016, funi ispezionate a novembre. Poi a marzo gli ingranaggi

Il cavo e il carrello i due elementi critici. L'ultima verifica? Il 3 maggio ai freni

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Piove sul giorno dei perché. Eppure la pioggia non dirada i dubbi e non lava le coscienze. Perché quella funivia non è arrivata a monte? Perché è stato un inferno, se l'impianto aveva superato ogni revisione? La funivia di Mottarone - si è chiarito solo ieri è ancora di proprietà regionale anche se in previsione c'era un passaggio al Comune. La manutenzione è affidata al gestore Ferrovie Mottarone - sulla base di protocolli del ministero delle Infrastrutture. Molte delle componenti della funivia sono firmate Leitner, uno dei due colossi mondiali degli impianti a fune.

Dalla sede di Vipiteno si chiarisce la cronologia degli interventi più recenti: dopo il restyling totale da 4 milioni del 2016, le funi, ispezionate a novembre 2020, avrebbero dovuto durare altri 5 anni. A dicembre risale la simulazione di rottura del cavo traente. Data al 3 maggio 2021 la verifica sui freni; a fine marzo, invece che ad agosto, erano stati anticipati i controlli sulle componenti meccaniche e anche la lubrificazione dei cavi e dell'ingranaggio.

I perché, invece, sono tutti di queste ore. Le prime ispezioni parlano del cavo traente spezzato: è stato la causa dell'incidente o l'effetto devastante del tonfo verso l'abisso della cabina? Le prime ricostruzioni mettono anche i freni sul banco degli imputati: perché il carrello della cabina non ha «morso» le funi portanti, evitando il disastro? Così dovrebbe succedere e così è successo per l'altra cabina, quella appesa allo stesso filo di una sorte, però, ben diversa, che ha permesso agli altri turisti dell'impianto gemello, in viaggio verso valle, di restare ancorati alle funi portanti e di salvarsi. Salvo chi scendeva, tutti morti, tranne il piccolo Eitan, chi saliva.

Una funivia come quella di Mottarone è un concentrato di tecnologia automatica e ormai senza manovratore -, ma si basa su un concetto semplicissimo, anche nel nome: li chiamano impianti «vai e vieni». Una cabina sale, l'altra scende. Il cavo traente «traina» arrotolandosi agli argini giganti delle stazioni di partenza e arrivo, mentre i cavi portanti, qui due, «conducono» la cabina. Sembra il disegno di un bambino. L'ingegno umano però ha saputo aggiungere dettagli: sono quei morsi che fanno da freno e, captando segnali di anomalie, bloccano la corsa, ancorando la cabina ai cavi portanti. Domenica, però, qualcosa o più di una cosa va storta: al boato e al sibilo, che tutti i testimoni dicono di aver sentito, è seguito lo slittamento all'indietro della cabina. Con velocità sempre maggiore la funivia si schianta sul traliccio che aveva da poco superato. A quel punto la cabina si disarticola totalmente, fa un volo di 15 metri e poi, per via di un pendio ripidissimo, rotola verso valle finendo la corsa contro gli alberi che incontra.

Quello che succede a terra è purtroppo chiaro e lascia i soccorritori nella totale disperazione. Ma è su, in quel cielo dove restano sospese le funi, che tutto va capito. I freni, per entrare in azione, dovevano avere qualcosa da «mordere», spiegano gli esperti. Come a dire: forse il morso del freno si era già disarticolato rispetto alla fune a cui avrebbe dovuto agganciarsi. Quindi va capito se è stata prima la fune traente a cedere per usura o eccessiva sollecitazione o altro - o il freno a non aver funzionato, oppure ancora il «braccio» della cabina a uscire anche dalla carreggiata delle funi portanti, rendendo vana ogni frenata. Delicato è come sempre il passaggio dai piloni ed in questo sta probabilmente tutto il mistero di questa tragedia, la più devastante degli ultimi 45 anni.

Già, questo impianto aveva da poco compiuto i 50 anni e con le leggi precedenti sarebbe stato prossimo alla pensione. In Italia, infatti, fino al 2015 esisteva una legge sul «fine vita» delle funivie. Una misura che spesso ha portato al pensionamento di molti impianti, il cui rifacimento è risultato anti economico. Sei anni fa, però, impiantisti e governo hanno cambiato passo: mentre, per esempio a Courmayeur si inaugurava la avveniristica funivia Skyway, che ha sostituito la vecchia funivia del monte Bianco, il governo abrogava questa legge e optava per una serie di regolamenti che prevedono tutt'oggi una serie di revisioni programmate da un anno ai 30 - superate le quali, non conta l'età, ma la buona forma dell'impianto. Mottarone, come tutte le altre funivie italiane si è adeguata.

Eppure qualcosa domenica si è inceppato.

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