«Adesso sono alla polizia postale a fare denuncia, ci sentiamo dopo». Alle 17,30 la voce di Guido Crosetto, coordinatore nazionale di Fratelli d'Italia, tradisce il nervosismo. Quella che era iniziata come una anomalia un po' inquietante ma forse innocua, una stranezza su cui poche ore prima Crosetto aveva anche scherzato, si è trasformata in una aggressione in piena regola: aggressione telematica, di fronte alla quale il gigantesco ex sottosegretario si è scoperto più vulnerabile che da un agguato fisico. Prima ad andarci di mezzo è stato il suo telefonino, poi il suo profilo Twitter, le mail, i dati personali: l'extension virtuale della personalità di tutti noi. Crosetto si è sentito accerchiato e attaccato: e quando si siede davanti ai funzionari della Postale a presentare la sua denuncia, nella premessa mette nero su bianco le sue convinzioni. L'attacco, dice, arriva dopo che ho preso di mira i signori delle intercettazioni, il sistema malato che infetta le comunicazioni di chiunque violando la legge e la Costituzione.
Tutto nasce in tutt'altro clima a metà mattinata, quando Crosetto cinguetta il suo primo messaggio: «Oggi l'altro mio telefono, il mio personale, è comandato da remoto: scrive da solo, non mi lascia accedere alle funzioni, cancella e manda mail, ha appena mandato un tweet senza che io lo volessi, Diciamo che questa storia dei trojan è scappata di mano». Tra il serio e il faceto, insomma, il braccio destro di Giorgia Meloni ipotizza che se lo smartphone di casa fa i capricci la colpa sia di una intercettazione maldestra.
Lo scenario cambia bruscamente alle tre di pomeriggio, quando il messaggio lanciato da Crosetto in mattinata sparisce improvvisamente da Twitter. Anzi, a sparire è l'intero profilo dell'ex deputato azzurro, risucchiato misteriosamente nel nulla. Da un momento all'altro, Crosetto si ritrova privo di una identità digitale. E insieme alla identità spariscono i pensieri, le accuse, le domande lanciate negli ultimi anni nel web. La reazione è ben diversa. L'uomo si allarma, e decide di non restare con le mani in mano. Va alla polizia e denuncia tutto, sia le recenti stranezze dello smartphone che le irruzioni pomeridiane sui suoi account: «Due fatti che viene istintivo collegare tra di loro, anche se è difficile ipotizzare quale sia il legame», spiega Crosetto ieri sera.
Ad allarmare l'esponente di Fdi è soprattutto l'aggressione al profilo Twitter: «I malfunzionamenti del telefono li avevo presi quasi con spirito, questa seconda violazione invece ha un valore molto superiore. Il risultato è la cancellazione di tutte le mie opinioni espresse in questi anni sul sistema delle intercettazioni, sull'utilizzo illegittimo degli strumenti di controllo da parte di apparati dello Stato e della magistratura. Io do molto più importanza a questa parte dell'aggressione perché la considero un tassello della battaglia che sto combattendo, una battaglia che dura da anni in cui denuncio l'utilizzo in modo non ortodosso delle intercettazioni da parte di organi dello Stato».
Uno scenario che fa paura? «Fa paura a me, in Italia invece ormai appare tutto normale, normale che conversazioni penalmente irrilevanti vengano intercettate e finiscano il giorno dopo sui giornali. Il paese si è abituato a tutto questo, tollera il sistema come se non violasse in permanenza le leggi e la Costituzione».
Una vendetta o un messaggio da parte di chi sa dove mettere le
mani, insomma. A meno che non ci sia di mezzo il lavoro di Crosetto in Orizzonte sistemi navali, azienda bellica hitech controllata da Leonardo: «Non credo proprio - dice lui - tengo tutto separato per motivi di sicurezza».
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