Economia

"Centri commerciali chiusi il weekend, così si condannano 80mila imprese"

De Luise: "Lesa la concorrenza". Rischio folla nei negozi aperti

"Centri commerciali chiusi il weekend, così si condannano 80mila imprese"

La chiusura dei negozi dei centri commerciali lede la concorrenza. E rischia anche di trasformarsi in una trappola per i clienti di quelli che resteranno aperti. A sostenerlo è Confesercenti, pronta a ricorrere alla giustizia per fare rialzare le saracinesche.

La confederazone ha depositato un ricorso al Tar del Lazio contro le chiusure obbligatorie durante i fine settimana. Limitazione che vale anche per le regioni «gialle», quindi con un minore rischio di contagio. La confederazione guidata da Patrizia De Luise vuole impugnare il Dpcm del 3 novembre oppure fare tornare il governo sui suoi passi a proposito di un provvedimento definito «contraddittorio» e «gravemente penalizzante», che «non rispetta i principi di adeguatezza e proporzionalità» e che si accanisce solo ed esclusivamente su «una porzione di esercenti commerciali, scelti in modo del tutto arbitrario, perché stabilisce la chiusura dei negozi solo sulla base della dislocazione».

C'è sicuramente un danno economico. Le vendite del weekend, per i negozi dei centri commerciali, valgono il 40% del fatturato totale delle attività di questo tipo. La tagliola del governo colpisce in tutto 80mila attività. Altri rimarranno aperti.

Per Confesercenti «un'iniquità evidente», visto che i centri commerciali «non solo hanno rispettato i protocolli ed ogni altra disposizione emanata dal governo e dalle altre autorità competenti, ma hanno anche posto in essere protocolli particolarmente articolati, ancora più scrupolosi per garantire un elevato livello di sicurezza sia al personale che al pubblico». Inoltre «non è stato segnalato un solo focolaio che si sia sviluppato in un centro commerciale».

Ma c'è anche il rischio che il decreto si riveli «controproducente sotto il profilo della sicurezza». La chiusura solo di alcuni esercizi scrive Confesercenti nel ricorso - «determinerebbe un proporzionale rischio di maggiore affollamento presso quelli che vendono i medesimi prodotti e rimangono aperti, determinando anche, sotto il profilo concorrenziale, il correlativo spostamento di clientela, in ipotesi anche definitivo, da un esercizio costretto a rimanere chiuso ad altro esercizio che vende gli stessi prodotti ma rimane aperto, con un concreto rischio di perdita di avviamento».

Sempre in tema centri commerciali ieri i sindacati Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs hanno scritto alle associazioni datoriali del commercio e della Grande distribuzione per sollecitare al rispetto delle misure di prevenzione e contrasto al rischio contagio da Covid-19.

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