
Le preoccupazioni delle autorità sull'escalation delle piazze per Gaza sono alte: quanto accaduto a Milano è stato un campanello d'allarme forte, replicato a Torino anche se in scala ridotta, e la prossima data segnata in rosso nel calendario è il primo sabato di ottobre, quando a Roma è stata chiamata la manifestazione nazionale. La "Reunion dei teppisti di Allah il 4 ottobre a Roma" viene sponsorizzata e ripresa con le immagini delle devastazioni della Stazione Centrale di Milano. Un trailer cinematografico di quanto gli immigrati e i giovani di seconda e terza generazione promettono di replicare nella Capitale, "sognando un 4 ottobre di gloria, divieti di sosta con le ali e sorrisi sdentati sui nostri nemici", rilanciano ancora i "maranza" con l'immagine di un soldato che mostra le insegne di una brigata del West Bank che, spesso, include membri di varie fazioni palestinesi, come la Jihad Islamica Palestinese e Hamas. "Meno male che i maranza hanno sovradeterminato", è stata l'esultanza a caldo dopo Milano. "Dalla teologia della liberazione' cattolica alla jihad della liberazione' è un attimo, scrivono sotto le immagini degli scontri, con tanto di "è per la vittoria o per il martirio, servi di nessuno se non di Allah". Frasi inquietanti, che forniscono la dimensione ideologica dentro la quale si muovono alcune frange dei manifestanti. "I sovversivi vanno fermati con estrema celerità e decisione, non possiamo più accettare che i nostri colleghi si facciano davvero tanto male", ha dichiarato Andrea Cecchini, del sindacato Italia Celere.
Il rischio di guerriglia che si è corso anche ieri a Torino è stato alto: i manifestanti sono partiti in corteo con l'obiettivo di raggiungere l'aeroporto di Caselle per bloccarlo e per "sanzionare" lo stabilimento Leonardo. C'erano i centri sociali noti ma anche collettivi e gruppi organizzati ma, memore di quanto accaduto a Milano, la polizia li ha fermati con cariche e idranti: il bilancio è di almeno due agenti feriti. Un gruppo ridotto, con anche bambini, è poi riuscito ad avvicinarsi a bordo pista, dietro le reti che delimitano l'aeroporto, prima di essere respinto. Un secondo gruppo ha occupato la Provinciale che porta allo scalo, obbligando gli agenti a chiedere le carte d'imbarco a chi cercava di passare. Un altro, quello più corposo, si è diretto in città e ha lanciato bottiglie contro un balcone sul quale era esposta la bandiera Israele prima di arrivare al Salone dell'Auto in Piazza Castello e proseguire attraverso il centro. Per tutti la parola d'ordine è sempre la stessa: "Blocchiamo tutto". Il clima è tesissimo. Ieri a Genova alcuni manifestanti sono arrivati di corsa al varco portuale di Ponte Etiopia, dopo essere stati informati dai portuali della presenza di una nave cargo Zim, compagnia israeliana, che sarebbe stata intenta a caricare "materiale pericoloso". Tensione anche nelle Università. Ieri il ministro Anna Maria Bernini ha lanciato un segnale di forte preoccupazione e fermezza. "Io - ha premesso - ho passato tre anni a lasciare spazi liberali alla protesta, perché sono una liberale e ci credo fino in fondo".
"È giusto che nell'università si esprimano opinioni, anche le più estreme, purché senza violenza, né fisica né verbale. Le proteste che si sono viste in questi giorni a Pisa e a Genova hanno ampiamente superato questo limite" ha detto la ministra dell'Università a margine della festa di Forza Italia a Telese Terme.