Centrodestra duro: il Papa pensi al Vaticano

Per Forza Italia e Lega è un'intromissione pericolosa. Esulta la sinistra

Centrodestra duro: il Papa pensi al Vaticano

Roma Le dichiarazioni del papa sullo Ius Soli sono come la «pistola di Cechov». Se compare sulla scena prima o poi l'arma deve sparare. E le parole del Papa sui diritti dei migranti nati nel nostro Paese non potevano non scatenare una ridda di reazioni. Che coprono - c'era da aspettarselo - tutto l'arco delle possibilità: dall'approvazione incondizionata, al distinguo laico, fino alla più netta opposizione. La bocciatura senza appello arriva dal segretario della Lega Matteo Salvini. Questi non ha digerito il passaggio del discorso che il pontefice ha preparato per la prossima Giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato, laddove Bergoglio sostiene che è fondamentale che al momento della nascita «vada riconosciuta a tutti i bambini la nazionalità e con essa anche il diritto all'istruzione sia primaria che secondaria». La replica di Salvini non si è fatta attendere e non ha scontentato i duri e puri del suo partito. «Se papa Francesco vuole applicare lo ius soli in Vaticano faccia pure - spiega il leader del Carroccio -. Da cattolico, però, non penso che l'Italia possa accogliere e mantenere tutto il mondo. A Dio quel che è di Dio, a Cesare quel che è di Cesare». Con parole un po' più sfumate anche il vicepresidente del Senato Roberto Calderoli attacca il pontefice. «Sbaglia il Santo Padre a invocare l'introduzione nel nostro ordinamento dello ius soli e dello ius culturae - spiega il leghista -, che regalerebbe la cittadinanza a due milioni di immigrati». Il senatore poi punge anche l'ordinamento interno dello Stato pontificio. «A differenza della Città del Vaticano, dove la concessione di cittadinanza avviene solo in casi eccezionali, l'Italia è lo Stato europeo che concede più cittadinanze». Con tanto di rifiuto, da parte di Tony Iwobi, responsabile nazionale del Dipartimento immigrazione, dello stesso pontificato bergogliano: «Ha davvero ragione Salvini - dice Iwobi -, il nostro papa è Benedetto XVI». Maurizio Gasparri (FI), d'altronde, ha espresso la sua passione per Ratzinger, proprio ieri e proprio mentre uscivano infuocate le reazioni sulle dichiarazioni del Papa. In un tweet fin troppo sintetico scrive «Viva il Papa!» come didascalia a una foto di Benedetto XVI.

Il concetto laico del «a Cesare quel che è di Cesare» viene ribadito in tutto il centrodestra. «Non tocca al Papa - tuona Daniele Capezzone - scrivere le leggi del Parlamento italiano, o dire quali norme debbano o non debbano essere approvate». Anche Renato Brunetta è intervenuto sull'argomento in un'intervista al Mattino. «È incomprensibile come in un'Europa sotto attacco del fondamentalismo islamico si tiri in ballo la questione dell'allargamento della cittadinanza». Il capogruppo di Forza Italia ricorda del Papa un'altra osservazione sull'argomento. «Ritengo che occorra riequilibrare - dice Brunetta - l'accoglienza, anche tenendo conto delle parole del Papa che ha detto che va esercitata in maniera compatibile con le risorse del Paese». A spiegare le parole di Bergoglio interviene anche il sottosegretario agli Esteri Benedetto Della Vedova.

«A chi rivendica valori cristiani - spiega il senatore - il Papa ne spiega il significato». Ed aggiunge lapidario: «Integrazione è sicurezza». Sullo stesso registro pure il commento di Stefano Fassina (Sinistra italiana). «Il messaggio di Papa Francesco ribadisce chiari principi etici e morali».

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