Elezioni politiche 2022

Il centrodestra rivede la mappa dei candidati per arginare Azione

L'obiettivo è conquistare il maggior numero di collegi. Tajani: "Sembrano Scherzi a parte"

Il centrodestra rivede la mappa dei candidati per arginare Azione

L'alleanza più breve della storia politica italiana si infrange rumorosamente nella prima domenica di agosto. Carlo Calenda ci ripensa e rompe con il Pd e con gli ingombranti alleati di Enrico Letta, prendendo atto dell'impossibile convivenza tra diversi. Ma come viene visto dal centrodestra questo ennesimo ribaltone? Il primo effetto è la necessità di attendere ancora per definire la mappa dei candidati nei collegi. I dirigenti di FdI, Lega e Forza Italia vogliono infatti verificare se ci sarà o meno un accordo last-minute tra il Pd e i Cinquestelle, acrobazia estrema, improbabile e già esclusa da Giuseppe Conte, ma di questi tempi mai dire mai. Di certo se davvero il Pd si dovesse presentare alle urne senza una intesa con M5S allora la possibilità di ottenere un maggior numero di seggi rispetto a quanto preventivato sarebbe concreta, con tanto di «rischio en-plein».

Una recente simulazione di YouTrend illustrava giorni fa proprio questo scenario: il Pd senza Azione e +Europa avrebbe perso 16 seggi negli uninominali. Ora, anche se +Europa resterà accanto al Pd, la situazione non cambierebbe di molto. Il contraccolpo potrebbe essere quello di un travaso di voti verso la nuova lista guidata dalle due punte Renzi-Calenda. Nel centrodestra però sono convinti che una formazione guidata da un ex segretario del Pd e da un europarlamentare eletto nelle file dello stesso Partito Democratico non abbia una attrattività tale da poter strappare molti voti al centrodestra, visto che l'unica alleanza post-voto di Italia Viva-Azione non potrebbe essere che quella con il centrosinistra. È chiaro comunque che una vittoria più larga consentirebbe di avere una maggiore agibilità politica anche rispetto a quelle grandi riforme costituzionali in cantiere da anni e mai portate a termine, vedi elezione diretta del Capo dello Stato.

«Calenda innanzitutto dimostra di non poter essere percepito come un alleato credibile e affidabile. Il Centro poi è un Centro per modo di dire, il terzo polo sarebbe comunque una costola della sinistra, nella sua testa le alleanze possibili restano sempre e comunque quelle a sinistra», spiegano dal centrodestra. «Ora il nostro obiettivo deve essere cercare di vincere in quasi tutti i collegi».

La cifra dei commenti ufficiali non può che essere improntata all'ironia. «Sembra di stare su Scherzi a Parte» dice Antonio Tajani. «Evidentemente Letta pensava di giocare alle figurine Panini mentre provava a riempire un'alleanza contro natura sulla base del programma elettorale più siamo più freniamo il centrodestra. Ha fallito miseramente smascherando il tentativo di nascondere sotto l'Agenda Draghi un'accozzaglia priva di senso». dice Licia Ronzulli. «Matrimoni, litigate, divorzi. Entra in coalizione Calenda e allora non vuole più entrare Sinistra italiana. Entrano Sinistra italiana e Di Maio e allora esce Calenda ma non la Bonino. Il quale Calenda non vede alcuna «emergenza democratica lanciata da Letta, tanto da deriderlo come merita sul ridicolo "pericolo fascista" e decide di andare per fatti suoi» scrive sui social Giorgio Mulè. Maurizio Gasparri, infine, ribadisce che «la sfida per il governo dell'Italia è tra la coalizione di centrodestra, unita da un programma serio e attuabile, e le sinistre - mai così frammentate come oggi - delle tasse e della patrimoniale.

Altri paletti non hanno possibilità di affermazione, ma servono solo a sprecare voti».

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