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"Al centrodestra un papa straniero. Ecco il nome per il Colle..."

L'ex ministro Gianfranco Rotondi, intervistato da ilGiornale.it, parla del futuro del centrodestra e ai moderati dice: "Avremmo fatto meglio a distinguerci di più dai sovranisti”

"Al centrodestra un papa straniero. Ecco il nome per il Colle..."

"Il centrodestra è nato e morto con le candidature a premier di Silvio Berlusconi che è stato un fuoriclasse. Anzi, è il fuoriclasse". L'ex ministro Gianfranco Rotondi, parlando con ilGiornale.it, non nutre dubbi: "I suoi successori - e mi riferisco soprattutto a Salvini, dato che la Meloni non è ancora stata messa alla prova - non raccolgono lo stesso consenso e non riescono a tenere insieme la coalizione allo stesso modo".

Il centrodestra, come dimostrano i casi della Calabria e di Trieste, vince solo con candidati moderati?

“Sì, Dipiazza e Occhiuto hanno vinto perché moderati, ma soprattutto perché capaci. Dobbiamo, però, riconoscere che siamo andati male, anche al Nord. La colpa è anche nostra che si siamo fatti mettere troppo sotto i piedi sotto i tacchi dai sovranisti. Abbiamo pensato che la compattezza della coalizione valesse il sacrificio delle nostre idee. Avremmo fatto meglio se ci fossimo distinti di più dai sovranisti come facevano loro con Berlusconi”.

A proposito di sovranismi, secondo lei, Giorgia è fascista?

“No, lei è nata quando Renzo De Felice aveva già scritto i suoi libri che storicizzano il fascismo. L’accusa di fascismo alla Meloni fa ridere. Anzi, posso dire tranquillamente che l’antifascismo militante è una delle varianti del fascismo perché tende a imporre un pensiero unico che demonizza l’avversario del momento”.

E cosa pensa delle vicende politico-giudiziarie che hanno coinvolto FdI e la Meloni?

“Sono mali fisiologici con cui bisogna convivere, ma credo che tutto sgonfierà presto anche perché la maggioranza dei magistrati sanno giudicare senza farsi condizionare. Quello di Fidanza è solo un episodio locale enfatizzato dai media perché c’era la campagna elettorale. Andrà velocemente verso un’archiviazione. Sul caso Morisi, invece, Salvini è vittima di una volgare strumentalizzazione di una vicenda privata che non ha alcuna rilevanza penale. Quando non si riesce a battere gli avversari politici si va sempre a rimestare sulla loro vita privata. Avveniva così anche negli anni ‘50”.

Tornando al centrodestra, proprio la Meloni ha detto che ci sono tre partiti che vanno in tre direzioni diverse. Secondo lei, ha ragione?

“Sì, perché c’è un partito all’opposizione, uno al governo entusiasta e un altro al governo contrito. Così non si va avanti”.


Il centrodestra, quindi, come può ripartire?

“Anzitutto bisogna ristrutturare il centro che è la scelta politica di chi vuol lavorare, di chi guarda avanti e pensa al futuro dei giovani Ci vogliono nuove parole d’ordine, a partire dalla green-economy perché può far alzare il Pil. Questo deve essere uno dei temi del centrodestra di governo”.

E l'ambiente sarà anche il tema della tre giorni di Sain Vincent. Perché questa scelta?

“Per il secondo anno consecutivo torniamo a parlare di transizione ecologica. Vede, un partito che voglia prenderne l’eredità non deve riprendere le parole d’ordine della vecchia Democrazia Cristiana, ma deve dire oggi su quale terreno i cattolici vogliono sfidare gli avversari. Il papa ci abbia dato i nuovi valori non negoziabili: accoglienza e difesa del Creato. La sfida dell’ambiente dà ai cattolici una nuova occasione di impegno originale”.

Ma adesso siamo in presenza di un centrodestra o di un destra-centro?

“È solo destra perché, al momento, Forza Italia sembra un po’ avvizzita. Senza Berlusconi costantemente in campo, non ce la può fare. Ci vuole ancora una volta il suo sforzo e, probabilmente, la sua genialità troverà un papa straniero. Se serve, sarà il caso di metterlo in campo per le prossime Politiche. Dovrà essere una figura molto berlusconiana che possa rappresentare una copertura al centro ma che parli a nome di tutta la coalizione”.

Insomma, per vincere, serve il centro?

“Diciamo che Salvini e Meloni hanno corsa senza una ruota: il centro. Un centrodestra vincente, in Italia, deve avere il centro che prevale. Loro sono stati contenti dei successi dei loro rispettivi partiti, ma la loro è una vittoria di Pirro. Se la destra è più forte del centro, la sinistra se ne avvantaggia. È la regola di Cossiga: tra sinistra e centro vince sempre il centro, tra sinistra e destra vince sempre la sinistra. Noi perderemo rumorosamente le elezioni se non mettiamo rimedio”.

E se questo papa straniero non si trovasse?

“Potrebbe anche essere scelto tra uno di questi tre leader oppure Berlusconi potrebbe designare uno tra Salvini e Meloni purché il leader parli per tutti, dopo aver ascoltato tutti. Salvini, infatti, è caduto perché non ascolta nessuno. Ma anche lui o la Meloni possono ancora essere leader della coalizione, ma dentro uno schema nuovo. Serve un nuovo Pdl che rassicuri i moderati".

Veniamo a Forza Italia. Cosa pensa della nomina di Barelli a capogruppo?

“È una scelta che premia la competenza perché Barelli è una persona che viene dalla trincea del lavoro e dello sport. È il tipo professionale e umano che piace al presidente Berlusconi ed è stato apprezzabile il gesto di Giacomoni di concorrere a questa scelta. Si era parlato di una vigilia di divisioni che non ci sono state”.

Eppure un po’ di malumori sembra che ci siano stati…

“Queste, però, sono cose che fanno bene a Forza Italia. Più si discute all’interno e meno si va fuori a fare frazionismo e, quindi, la discussione è sempre il vaccino migliore contro il frazionismo”.

Ultima domanda. Per la partita del Quirinale su chi dovrebbe puntare il centrodestra?

“Io dico Berlusconi e credo che il centrodestra possa farcela perché Berlusconi è come la Dc: molti lo votano, ma nessuno lo dice. Tanti nel centrosinistra sono convinti che il Cavaliere meriti questo traguardo e, se il centrodestra è compatto, in quarta votazione si può eleggerlo.

L’obiezione secondo cui Berlusconi sia divisivo non regge perché il Capo dello Stato deve saper rappresentare tutti dopo, non prima”.

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