Venezia - Da 21 anni a Venezia governa la sinistra, da 15 anni il centrodestra non arriva neppure al ballottaggio. Stavolta invece la partita è aperta, e dopo la sorpresa di Toti in Liguria l'espugnazione di Venezia sarebbe l'ulteriore prova che «l'orizzonte», come lo chiama Berlusconi, è davvero cambiato («la sinistra scricchiola, Renzi non è più invincibile»). Il candidato Pd, il magistrato (fuori ruolo) e senatore Felice Casson, non renziano, è avanti dieci punti, ma l'esito al primo turno è stato molto al di sotto delle aspettative. Frutto avvelenato, anche qui, delle primarie dove il Pd si è spaccato tra l'anima moderata (quella di Cacciari, che è stato durissimo: «Dopo le primarie ho capito di non avere più speranze, la città è irrecuperabile») e quella giustizialista-massimalista, sponsorizzata dalla sinistra radicale e dai vari comitati No Tav, No Expo, No Mose, No Grandi Navi che si ritrova in Casson. Il centrosinistra puntava alla vittoria secca invece si ferma al 38%, mentre il Pd, coinvolto dallo scandalo Mose con le dimissioni del sindaco Orsoni e il commissariamento dell'amministrazione comunale a guida piddina, è ormai il terzo partito in città.
Subito dietro c'è Luigi Brugnaro, imprenditore, fondatore di Umana, una holding che controlla venti società in vari settori (primo di tutti il lavoro interinale), patron della società di basket Reyer Venezia Mestre, ex presidente di Confindustria Venezia. La sua lista civica, sostenuta da Forza Italia e Area popolare più altre due civiche, è stata la lista più votata (20,8%). La frammentazione del centrodestra, che al primo turno poteva condannarlo alla sconfitta immediata, rischia di diventare l'asso nella manica per l'imprenditore al secondo turno. Chiuso l'accordo con Francesca Zaccariotto, ex presidente della Provincia di Venezia e candidata di Fratelli d'Italia, che porta in dote - ovviamente solo sulla carta - un 6,8%. Ma soprattutto Brugnaro può contare sull'appoggio della Lega Nord, e quindi su un pacchetto di voti che vale il 12%. Per ufficializzare il patto a Venezia e tirare la volata a Brugnaro si è presentato direttamente Luca Zaia, fresco di un quasi plebiscito che lo ha riconfermato presidente del Veneto. «Siamo in un momento epocale, come hanno dimostrato le Regionali - spiega il leghista - Finora abbiamo fatto finta di potercela fare, ma ora c'è la concreta possibilità di vincere a Venezia, una città Stato che viene sempre prima di Roma. Brugnaro è come la Panda, e non ci fosse bisognerebbe inventarlo. Non è rock, ma pop perché è per il popolo, viene dal popolo ed è con il popolo». «Venezia è l'ultima Stalingrado d'Europa, deve tornare a vincere il partito del lavoro contro quello del no a tutto, che ha messo in ginocchio questa città, che invece ha potenzialità enormi» dice Brugnaro. Come in Liguria, anche a Venezia il centrodestra si presenta, al secondo turno, ricompattato come ai vecchi tempi: Forza Italia, più Lega, gli An di Fratelli d'Italia e i centristi di Ncd più Udc. Una somma aritmetica porterebbe il candidato del centrodestra a battere Casson, che raccoglie pochi entusiasmi nell'elettorato renziano.
L'incognita è su quanti andranno a votare, e su cosa faranno gli elettori Cinque stelle (12,6%). Il loro candidato ha lasciato carta bianca, ma non ha mai risparmiato attacchi al Pd e a Casson. Senza i voti grillini e senza una consistente astensione nel centrodestra, da Venezia potrebbero arrivare sorprese.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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