Il centrodestra vince se unito. Nessuno può correre da solo

Le simulazioni sulle leggi elettorali: i sovranisti non sono autonomi, Fi determinante. Serve un nuovo predellino

Il centrodestra vince se unito. Nessuno può correre da solo

Cambiando l'ordine degli addendi il risultato non cambia. La proprietà commutativa applicata al centrodestra produce sempre e comunque un unico risultato: vittoria, quale che sia la legge elettorale.

È questo il verdetto dell'ultimo sondaggio Ipsos per il Corriere della Sera. «Indipendentemente dalla soglia di sbarramento, il Germanicum, così come il Rosatellum, assegnerebbe la maggioranza al centrodestra», spiega il sondaggista Nando Pagnoncelli. Con la soglia al 5%, «Lega, Fdi e Fi otterrebbero 219 seggi alla Camera e 112 al Senato; un'eventuale alleanza giallorossa (Pd, M5S e Iv) si attesterebbe a 179 e 86 seggi». «Maggioranza più risicata per il centrodestra con la soglia del 3%: 206 seggi alla Camera e 108 al Senato»: in questo caso, prosegue Pagnoncelli, «una ipotetica coalizione giallorossa otterrebbe 179 e 90 parlamentari». La Lega, in aumento di quasi un punto, si mantiene al primo posto con il 24%. Seguono Pd (19,3%) e M5S (18,6%), entrambi in calo di uno 0,3%, quindi Fratelli d'Italia (16,7%), in flessione di 1,5%, che si riporta sui valori degli scorsi mesi di maggio e giugno. Quindi Forza Italia (6,8%), Italia viva (3,1%) e Azione (3%).

Nel caso di sbarramento al 5% potrebbero entrare alla Camera sette forze politiche (le cinque principali più Italia viva e Svp) e sei al Senato (Italia viva infatti non conquisterebbe il diritto di tribuna), mentre se la soglia fosse fissata al 3% sulla base delle intenzioni di voto attuali si aggiungerebbe Azione di Carlo Calenda che potrebbe entrare alla Camera ma non al Senato. Indipendentemente dalla soglia e dalla legge elettorale, comunque, la maggioranza spetterebbe sempre al centrodestra.

C'è un punto che vale la pane sottolineare all'interno di una fotografia del consenso che appare ormai nitida e costante da mesi a favore di quelle forze che sono opposizione in Parlamento ma evidentemente non nel Paese (fattore questo che ha determinato la nascita del governo giallorosso). Il centrodestra vince soltanto se si presenta unito, con l'apporto - minoritario rispetto a Lega e Fratelli d'Italia - ma fondamentale di Forza Italia. Una consolazione per gli azzurri che mantengono il ruolo di ago della bilancia, ma anche un elemento di riflessione per una coalizione che, predellino o non predellino, deve fare un salto in avanti e trasformarsi in una vera alleanza di governo.

«Non c'è bisogno dei sondaggi per rilevare che il centrodestra solo unito, con l'apporto decisivo di Forza Italia, può vincere, quale che sia la legge elettorale» dice Maurizio Gasparri. «Il problema però - osserva - è quello di tenere non soltanto unita la coalizione, ma di equilibrarne la proposta. Se già negli anni '90 l'indimenticato Pinuccio Tatarella invitava il centrodestra ad andare oltre il polo, a maggior ragione oggi bisogna pensare alla presenza armonica di tutte le componenti della coalizione. Forza Italia deve guardare dentro se stessa per affrontare i propri problemi, ma anche gli altri partiti che hanno più numeri devono capire che ci sarà la presidenza del Consiglio per il leader del partito con più voti, se la somma dei voti ci farà prevalere sui nostri avversari.

Bisogna quindi avere rispetto reciproco, evitare inutili scorribande, che talvolta portano a cambi di casacca di chi è pronto a ripassare in futuro laddove si illudesse di trovare posti che non avrà. Bisogna sui contenuti avere una pluralità di argomenti. Tenendo dell'economia, dell'uso delle risorse europee, dei rapporti internazionali dell'Italia».

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