Se fosse un omicidio sarebbe preterintenzionale. I rovinati dal decreto salva-banche del governo Renzi lo gridano, inascoltati, da sei mesi. Adesso quelle parole al vento finalmente sono sostenute da prove. La Banca Popolare dell'Etruria aveva istituito una «cabina di regia» per piazzare quei titoli spazzatura, con lo scopo di raggirare i propri clienti e fare cassa. A scoprirlo è la Guardia di Finanza che ieri, per la seconda volta in quattro giorni, è tornata alla sede centrale di Pop Etruria, in via Calamandrei ad Arezzo. I militari del nucleo tributario hanno eseguito perquisizioni per ore scovando documenti che dimostrano l'ordine impartito dall'alto per la vendita delle obbligazioni subordinate. Quello che le associazioni ripetono da mesi ma che Renzi si è rifiutato di ascoltare.
Nelle 400 denunce raccolte dai pm impegnati nell'inchiesta contro i vertici di Banca Etruria che ipotizzano il reato di truffa è emersa «con ragionevole certezza una cabina di regia a livello manageriale». Un sistema meditato e preordinato che, secondo gli inquirenti, veniva orchestrato dagli ultimi cda nei quali ha sempre avuto un ruolo chiave il padre del ministro Maria Elena Boschi, Pier Luigi Boschi (prima consigliere e poi come vice presidente dell'istituto). Una cabina di regia che ha «prescritto il collocamento delle subordinate in modo granulare, andando ad individuare anche soggetti con un profilo di investitore a rischio basso e non più solo a rischio medio-elevato in linea con la tipologia di investimento finanziario». Per gli inquirenti gli investimenti in subordinate - su proposta dei responsabili d'area e degli uffici territoriali - «sono stati prospettati ai vari clienti come investimento sicuro e analogo a quelli in obbligazioni ordinarie e titoli di Stato. Talvolta il cliente è stato spinto ad effettuare il disinvestimento di operazioni a capitale garantito per favorire l'acquisto delle obbligazioni subordinate, che gli era stato proposto come una promozione della banca rivolta ai propri clienti migliori». Il lotto minimo di azioni veniva venduto con la promessa di applicare meno spese nei conti correnti. Per questo due funzionari sono già indagati per concorso in truffa aggravata, e a giorni verranno spiccati altri avvisi di garanzia. Gli investigatori hanno trovato un documento firmato da questi due manager che proverebbe l'ordine di collocare le subordinate in tempi brevi. L'attività investigativa, coordinata dal procuratore capo Roberto Rossi, «è indirizzata alla ricerca della documentazione e della corrispondenza dei vari responsabili di area, che hanno imposto, tramite circolari interne e altre condotte, la sottoscrizione di subordinate a una clientela retail, priva di un profilo finanziario adeguato all'investimento, proposto di norma ai clienti professionali, che possiedono le competenze necessarie per prendere consapevolmente le proprie decisioni e per valutare correttamente i rischi che assumono».
Il Codacons stappa già lo champagne. «Le obbligazioni venivano piazzate a fasce di risparmiatori del tutto inadeguate senza dare le corrette informazioni sui rischi», afferma il presidente Carlo Rienzi.
E proprio ieri, il vice ministro all'Economia, Enrico Zanetti, ad Arezzo per una iniziativa di Cgil-Federconsumatori, ha evitato i pomodori in faccia con frasi capaci solo di irritare i 250 presenti: «Potevo venire ad Arezzo a fare vetrina alla fiera dell'oro e invece sono qui», «il parlamento se la prende comoda in modo inaccettabile», «nessun scudo è stato attuato verso i membri del cda», «i funzionari che hanno piazzato quei bond vanno cacciati a calci nel c..o», «sono contrario a salvare le banche coi soldi pubblici», «Consob e Bankitalia non vanno assolte a scatola chiusa», «aprire una commissione d'inchiesta».È facile palare così adesso.
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