"C'era interesse a tenere i segreti. Ora vi svelo tutte le bugie sul Covid"

Un anno dopo il lockdown, ancora troppe zone d'ombra. Piani pandemici, report, dossier: il governo è stato trasparente? Parla Galeazzo Bignami

"C'era interesse a tenere i segreti. Ora vi svelo tutte le bugie sul Covid"

“No, la pandemia non è stato un cigno nero. Avevamo gli strumenti per ritardare l’incendio e non li abbiamo utilizzati”. Galeazzo Bignami è il deputato che ha sconfitto il governo in Tribunale costringendolo ad esibire l'ormai mitologico Piano segreto. Onorevole FdI bolognese, una vita nella “Destra con la d maiuscola”, è convinto che il coronavirus sia stato sì un evento “eccezionale”, ma non “imprevisto”. Perché le epidemie tornano ciclicamente, perché gli Stati sanno di doversi preparare, perché l’Ue e l’Oms prescrivono regole precise. Se qualcosa non ha funzionato, dunque, “il ministero della Salute” e “il suo vertice politico” hanno “responsabilità enormi”.

Onorevole, sia sincero. Siamo stati investiti da uno “tsunami” e nessun governo avrebbe potuto prevederlo.
“Non è così”

La pandemia non è stato un cigno nero?
“No. È stato un evento eccezionale. Ma non imprevisto. La Regolamentazione Sanitaria Internazionale (Rsi) dice che tra il 2010 e il 2020 il mondo ha vissuto i virus Zica, Ebola, peste gialla, Sars-CoV-1 e Mers. L’Oms avverte da anni che le pandemie si verificano a cicli: avevano ragione”

Come avremmo dovuto prevederlo, mi scusi? Roberto Speranza ha detto: “Non avevo un manuale di istruzioni per questa emergenza”.
“Non è così. I piani pandemici esistono proprio per evitare che le pandemie diventino una sorpresa. Sono come un sistema antincendio: non possono spegnere le fiamme, ma ti fanno guadagnare tempo”

Già, ma pare che l’Italia ne avesse uno piuttosto datato.
“Il piano pandemico, come tutti i sistemi antincendio, richiede solo una cosa: che venga verificato ogni tanto, in questo caso ogni tre anni come prescritto da una decisione dell’Unione Europea”

Il nostro invece era fermo al 2006.
“Esatto. E in violazione di tutte le norme internazionali: l’aggiornamento del piano è giuridicamente vincolante per gli Stati membri dell’Ue”.

Roberto Speranza

Di chi è la colpa?
“L’apparato burocratico del ministero non ha fatto il suo dovere per restare al passo con le normative internazionali. Ma anche la politica ha le sue responsabilità”

Quali?
“Il tecnico deve realizzare l’obiettivo, ma è il politico ad indicarlo. A forza di mettere degli incompetenti nei ruoli guida, i risultati si vedono…”

Sta parlando di Speranza?
“Nel Conte II la sua nomina alla Salute fu dettata dall’idea che, con la regionalizzazione della sanità, ormai in questo campo un ministro non ha grandi spazi di manovra”

Cioè un ministero di secondo piano?
“Non dico come l’Agricoltura, però il principio è lo stesso. La Salute non è più materia accentrata e quindi il ministero era stato dato in mano a un personaggio magari rispettabile, ma sicuramente non competente”

Giudizio duro, il suo.
"Ho letto il curriculum di Speranza e non ho trovato una virgola di competenza in materia sanitaria”

Ne deduco che la fiducia accordatagli da Draghi l’ha sorpresa.
“È stata una scelta sbagliata”

Perché? In questi casi non è meglio garantire continuità?
“Questo è un alibi. Allora lo stesso ragionamento doveva valere pure per Borrelli e Arcuri, giustamente sostituiti. Speranza andava cambiato perché non è all’altezza e l’incompetenza ci è costata tantissimo. La sua conferma avrà ripercussioni drammatiche”

Galeazzo Bignami

Torniamo ai tecnici. Cito alcuni nomi: Ranieri Guerra, Claudio D’Amario, Giuseppe Ruocco. Sono stati tutti direttori generali della Prevenzione tra il 2006 e oggi, cioè l’ufficio che avrebbe dovuto aggiornare il piano pandemico. E sono stati anche membri del Cts. Abbiamo gestito l’epidemia con le persone che non avevano preparato l’Italia in precedenza?
“Mi limito a valutare opere e omissioni”

Prego.
“Il 5 gennaio 2020 l’Oms lancia il primo alert mondiale. Il 22 gennaio Speranza istituisce una task force. Il 29 gennaio Giuseppe Ippolito, direttore dello Spallanzani, in una riunione suggerisce ai colleghi della task force di affidarsi al piano pandemico aggiornato alle linee guida dell’Oms. Eppure il 12 febbraio il Cts istituisce un gruppo di lavoro per mettere a punto un nuovo piano operativo, scartando quello esistente. In centinaia di pagine di verbali del Cts non sono mai riuscito a trovare un riferimento al piano pandemico esistente”.

Perché secondo lei lo hanno ignorato?
“Sarò malizioso, ma ho un dubbio”.

Dica.
“Credo che alcuni dirigenti con un occhio guardassero la pandemia e con l’altro i giornali per capire cosa spuntava fuori. Ritengo che le scelte sulla pandemia siano state dettate non solo dal contrasto al morbo, ma anche dal desiderio di non far emergere che si erano dimenticati di aggiornare il piano pandemico. Non vorrei vi fosse un accordo tra coloro che erano tenuti all’aggiornamento e gli altri membri del Cts a che non si facesse mai riferimento al piano pandemico&rdquo.

Terapia intensiva a Brescia

Magari non hanno usato il Piano del 2006 solo perché vecchio e inadeguato.
“Non è così. Poteva essere utile anche non aggiornato. Basta leggerlo: diceva di evitare le manifestazioni, di limitare gli spostamenti, di proteggere il personale sanitario e di stimare il fabbisogno di Dpi. Un intero paragrafo è dedicato pure alle vaccinazioni. Era tutto lì, anche se arrugginito”.

Però c’è chi dice che non fosse utile per la Covid. In fondo era stato pensato per l’influenza normale.
“Faccio fatica a pensare che il Piano pandemico influenzale non potesse andare bene per un altro virus simile. Nel 2013 l’Oms invitava ad aggiornalo in base alle esperienze avute con Sars-CoV-1 e Mers. Questo virus è Sars-Cov-2: non possono sostenere non abbia nulla a che fare con Sars-Cov-1”

Allora perché non usare quello che già c’era?
“O per sciatteria, o per malafede. Nel Cts vi erano le persone che avevano tutti gli interessi a non far emergere il mancato aggiornamento: Speranza avrebbe dovuto impedire la loro nomina nel Comitato”

Però tra febbraio e marzo il Cts ha redatto un Piano operativo anti Covid nuovo di zecca.
“Una corsa a tempo scaduto. L’antincendio lo avremmo dovuto attivare tempo prima, non quando l’incendio era ormai divampato. E poi in larga parte contiene le stesse disposizioni del piano del 2006. Perché allora non usare quello? Mentre loro rielaboravano il documento, la gente moriva. Il tempo ci è costato vite: io non ci dormirei di notte, altri evidentemente sì”

Boccia Conte Speranza

A proposito: sul nuovo “Piano” - tenuto riservato - si è detto di tutto. Lei lo ha chiesto al ministero, che glielo ha negato.
“Abbiamo fatto ricorso al Tar, lo abbiamo vinto e il ministero ci ha inviato il Piano del Cts. Ma noi vogliamo vedere cosa avevano in mano a gennaio”

Parla dell’altro “piano secretato” citato da Andrea Urbani in una famosa intervista?
“Esatto. Il ministero ritiene fosse solo uno ‘studio’. Ma è determinante sapere cosa vi fosse scritto per valutare la risposta italiana. Tra il 22 gennaio e il 4 marzo succede di tutto: Mattia si ammala a Codogno, il governo regala mascherine alla Cina, i cittadini si convincono che Sars-CoV-2 sia solo un’influenza. Cosa sapeva in quelle ore il ministero? Il nostro ricorso ha portato alla luce un carteggio tra Urbani e Speranza in cui emerge chiaramente che un ‘qualcosa’ a gennaio c’era eccome”.

Perché secondo lei lo hanno tenuto riservato?
“L’Oms ritiene che le istituzioni possono essere indotte a non dire la verità per quattro motivi: pressioni economiche, implicita ammissione di incompetenza, incapacità di sostenere il confronto, cedimento rispetto alla responsabilità di cui si devono far carico. È esattamente quello che è successo in Italia”

Perché incaponirsi nel volerlo leggere? Ormai è storia…
“Perché chi sbaglia deve pagare. Tanti professionisti hanno ben operato, ma sono stati mandati allo sbaraglio da dirigenti che proteggevano se stessi e la propria inettitudine".

cts apertura ESCLUSIVA

Sarebbe utile anche conoscere i verbali della task force, che lei ha chiesto al ministero. A che punto siamo?
“Ci sono stati negati: pare fosse solo un ‘tavolo informale’. Per questo abbiamo portato di nuovo il governo in tribunale. La verità è che la trasparenza è un grosso problema per il ministro Speranza”.

Nel suo libro, peraltro ritirato, assicura però che il governo non abbia mai secretato nulla e che la trasparenza era un punto fermo.
“Si tratta di una delle tante bugie dette sul Covid. Il Libro nero del coronavirus (leggi qui) spiega bene che il vero vulnus di questa emergenza è stata la decisone di non mettere i cittadini al corrente del pericolo".

Serve davvero tutta questa limpidezza?
“Il primo partner per fronteggiare una pandemia è la popolazione. E per coinvolgerla occorre una comunicazione tempestiva, efficace e imparziale. Lo dice l'Oms: la trasparenza in sanità pubblica è essenziale”

Perché?
“Se la popolazione avesse avuto contezza del rischio, se ne sarebbe andato allo stadio a vedere Atalanta-Valencia o sul naviglio a fare un aperitivo?”

Forse anche sì, visto le immagini che circolano questi giorni.
“Oggi è diverso: la gente dopo un anno è stanca. Nel marzo dell’anno scorso invece non aveva le informazioni per valutare il rischio perché nessuno lo ha comunicato con chiarezza”

C’è spazio per un po’ di autocritica? Anche l’opposizione in estate tifava per le riaperture.
“L’accesso gli atti sul Piano segreto l’ho notificato il 5 agosto. Vedevo i numeri dei morti che ancora non arrivava a zero, benché ridotti, e mi dicevo: 'Vuol dire che non ne siamo usciti'. Ovviamente parlo per Fdi, non di tutta l’opposizione”

Speranza nel suo libro evoca una “settimana di solitudine” in cui l’Italia tutta riteneva “esagerato l’allarme” mentre lui “controvento” predica prudenza.
“Ammesso e non concesso che professasse rigore, va detto che lui era l’unico a conoscenza degli scenari che prevedevano i numeri drammatici che oggi vediamo. Lui il "Piano secretato" lo aveva letto, tutti gli altri no. Perché non ha messo la popolazione in condizione di conoscere documenti, dati e notizie?”

Si metta nei suoi panni. Le arriva uno studio che prevede 800mila contagi e migliaia di morti, mentre nel Paese il clima è quello di correre verso la “ripartenza” immediata. Lei cosa avrebbe fatto?
“Avrei comunicato tutto”

Facile dirlo col senno di poi.
“L’avvocato Consuelo Locati, in un'intervista su questo giornale, ha detto: ‘I cittadini possono parlare con senno di poi. Le istituzioni invece sono lì proprio perché devono parlare col senno di prima’.

Cioè?
“Prima del coronavirus non conoscevo ogni

regola dell’Rsi, dell’Oms e dell’Ue in tema sanitario. Ma immagino che chi presiede il ministero e i suoi dirigenti sì. E dovrebbero sapere che la trasparenza in materia sanitaria è un obbligo. Non una opzione politica”.

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