La Di Cesare resta fuori. Gli estremisti bocciati perfino dalla sinistra

La filosofa che elogiava l'ex Br Balzerani prende solo mille voti. E i riformisti scalpitano

La Di Cesare resta fuori. Gli estremisti bocciati perfino dalla sinistra
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Dal "sogno" di una spallata al governo Meloni, con un secco 5 a 1 alle regionali, alla realtà di un probabile 3 a 3 strappato in extremis solo grazie ai voti dei cacicchi De Luca ed Emiliano che Elly Schlein prometteva di rottamare. Il campo largo formato Conte-Landini-pro Pal naufraga nella doppia sconfitta (pesante) nelle Marche e in Calabria. I governatori uscenti del centrodestra Francesco Acquaroli (Fdi) e Roberto Occhiuto (Forza Italia) si confermano a suon di voti. Evapora il M5s. Il volto del disastro è quello di Donatella Di Cesare, la prof amica della brigatista Barbara Balzerani, piazzata alla testa della lista di Avs in Calabria. Doveva essere la testa d'Ariete del nuovo campo largo, radicale e amico dei gruppi estremisti. Puntava al bottino di preferenze e invece racimola poco più di mille voti restando a casa. Fallisce il progetto di Schlein, Conte e Fratoianni di consegnare la sinistra nelle mani delle piazze che pompano odio contro la destra. Nel campo largo c'è aria di crisi e di verifica. Un ex ministro del Pd consegna al Giornale un'analisi sugli errori di Schlein: "In Calabria la sconfitta era prevedibile ma si potevano limitare i danni, candidando un sindaco o un esponente radicato sul territorio. Ed invece con Tridico siamo passati dalla sconfitta al disastro". Ma non è tutto. L'ex ministro continua: "Il tema non è il voto in Calabria ma generale. Non siamo ancora alternativi al centrodestra a guida Meloni. Cosa aspettiamo? L'unità non basta senza un progetto di alternativa". È un po' l'analisi che fa Bersani? Appunto, Bersani sostiene Schlein, glielo dicesse allora". I malumori non serpeggiano solo tra le file dem. Dove si contestano a Schlein l'appiattimento ormai sulla sinistra radicale. La questione politica sulla tenuta della coalizione viene messa sul tavolo da Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli: "In Calabria la sconfitta del campo progressista è netta. È però evidente che l'unità della coalizione a cui abbiamo contribuito con lealtà e impegno è condizione necessaria ma non sufficiente. L'impressione che il campo progressista risulti il frutto di improvvisazione e di necessità più che l'espressione di una chiara idea di Paese continua a pesare sull'efficacia della nostra proposta. Occorre dunque insistere ma serve un cambio di passo che non può più essere rinviato". La richiesta di un cambio di passo arriva anche dal leader di Italia Viva Matteo Renzi.

Dal fronte Schlein replica, parlando al Corriere della Sera, Marta Bonafoni, coordinatrice della segreteria nazionale del Pd: "La costruzione di una coalizione unitaria non è una corsa dei cento metri ma una maratona". Ora al netto delle analisi, ci sono ancora tre regioni in ballo: Toscana, Campania e Puglia. Domenica si vota in Toscana. Poi toccherà alle due regioni del sud: Schlein deve aggrapparsi ai voti di Emiliano e Fico.

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