Guerra in Ucraina

Tutte le bugie dei finti pacifisti per far vincere Putin

Le argomentazioni dei finti pacifisti puntano in realtà solo alla resa di Zelensky

Dal cessate il fuoco al disarmo di Kiev. Ecco tutte le bugie per far vincere Putin

Come è stato ben notato e scritto (copyright il Foglio), c'è chi marcia per la pace e chi sulla pace ci marcia. Il non casuale riferimento è a Giuseppe Conte, ex avvocato del popolo buono per tutte le cause, e di questa sua più recente causa il politicamente redditizio eterno ritorno del pacifismo a senso unico il Fatto quotidiano è l'immancabile organo ufficiale. In tutta sincerità, ci eravamo ripromessi di stare ben lontani dall'orgia di buonismo ipocrita che per tutta la giornata di ieri sarebbe traboccata dai media: di stomaco, dopo tutto, ne abbiamo uno solo e merita rispetto. Poi però t'imbatti su quel giornale nella doppia pagina di testimonianze di più o meno celebri marciatori sulle disgrazie del popolo ucraino, e lo sciocchezzaio che vi ritrovi è tale da non poter essere ignorato, anche se lo meriterebbe.

Tutti i filoni del fintopacifismo vi sono rappresentati, destra più o meno estrema inclusa: tutto fa brodo, purché la minestra di risulta abbia il saporaccio dell'odio preconcetto verso i valori dell'Occidente. Del resto alla manifestazione c'era, tra tante bandiere rosse e arcobaleno della finta pace di Pci-ista memoria, quella della Russia, ma dell'Ucraina non se n'è vista una. Perché la tesi di fondo è che sì, va bene, gli aggressori sono i russi, però le loro ragioni in fondo ce le hanno e questo Zelensky che pretende di combatterli facendosi aiutare da noi in nome di valori comuni proprio non va bene. Però la pretesa fatta propria da Conte di disarmare chi si difende e di chiamare la sua conseguente sconfitta «pace» va ancor meno bene: si chiama «resa» e oltre che infame sarà inutile. Mollare alla Russia Donbass e Crimea non garantirà nessuna pace e non farà calare le bollette, ma al contrario incoraggerà il dittatore a fare esattamente come fece Hitler nel 1938/39, cioè pretendere sempre di più. In altre parole, chi marcia per la pace lavora per la guerra.

Ma cominciamo a sentire le voci di questi eroi del pacifismo. Cominciamo da destra, da Gianni Alemanno, che propone l'immediata sospensione dell'invio di armi all'Ucraina, «chiedendo come contropartita un cessate il fuoco» per congelare (è la parola, visto l'inverno incombente: non c'è bisogno di lui) la situazione e aprire una trattativa. «Se la Russia dovesse accettare dice Alemanno si possono rinegoziare le sanzioni fino ad abolirle». Se invece non accetterà, gli ucraini saranno comunque disarmati e peggio per loro: avranno la pace del cimitero.

Alemanno è l'unico del purtroppo ampio schieramento di destra filorusso che ci ha messo almeno la faccia. A sinistra, invece, sono in tantissimi. Quando non si distinguono per fantasia nel nascondere le loro vere motivazioni, spiccano per generica vuotaggine. Citiamo Nicola Fratoianni, che dice di andare in piazza «perché prenda finalmente corpo l'escalation diplomatica», ovviamente dopo aver disarmato gli ucraini e non i russi: ma che bella diplomazia, con la pistola di Putin alla tempia. L'eterna anti-Nato Luciana Castellina ci informa che andrebbe «anche in cima all'Himalaya se servisse a qualcosa contro questa guerra medievale e da trogloditi», poi però si domanda perché non diamo le armi anche ai curdi o ai palestinesi. Per Rosy Bindi «si può e si deve fermare la guerra». Purtroppo ci dice anche come, secondo lei: «usare gli strumenti della pace, combattere le disuguaglianze, coltivare i beni comuni, promuovere la giustizia». Tutte cose che con la guerra russa all'Ucraina non c'entrano un fico secco. Ma poi suggerisce anche (a Zelensky, immaginiamo) di «avviare il cessate il fuoco, accettare una trattativa, magari rinunciare a qualcosa. Questo conclude convinta - è realismo»: sulla pelle dei soliti noti, neanche a dirlo. L'immancabile Moni Ovadia, infine, sentenzia che «la pace è valore assoluto, la vittoria non lo è»: magari gli ucraini pensano che la pace senza libertà non valga un soldo bucato, ma che non si permettano!

(Dimenticavamo: c'erano anche Gad Lerner, Orsini, Di Battista e Santoro...

ma lo spazio è tiranno e preferiamo risparmiarveli).

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