Politica

La Cgil alza il velo: Camusso guadagna il triplo di un operaio

Al segretario 3.850 euro netti al mese. Trasparenza sospetta: usata per anticipare un'inchiesta dell'«Espresso» sul sindacato

I l segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, «guadagna 3.850 euro netti al mese; un componente della segreteria nazionale poco meno di 2.800 euro». Il segretario confederale della Cgil, Nino Baseotto, ieri ha approfittato del suo intervento alla conferenza di organizzazione del sindacato di Corso Italia per bastonare con la clava della questione morale (sempre cara alla sinistra italiana) i colleghi della Cisl. Ma che, soprattutto, rappresentano un tentativo di sminare in anticipo le risultanze di un'inchiesta pubblicata oggi dall' Espresso sui conti della Cgil che, a detta del settimanale, non sarebbe sostenuta solo dai tesserati ma anche «ingenti finanziamenti pubblici, anche se occulti».

«Certi stipendi stratosferici proprio non ci appartengono», ha aggiunto Baseotto riferendosi allo scandalo ferragostano che ha colpito Via Po in seguito alle denunce di un militante. «Per tutti vale il regolamento del 2008 mai adeguato. Chi riceve emolumenti extra deve, in modo automatico e certificato, versare quanto riceve all'organizzazione», ha concluso.

Una dichiarazione di guerra in piena regola sotto le mentite spoglie dell'«operazione trasparenza». Anzi, di più. Con l'accenno alla mancata indicizzazione degli stipendi l'attacco arriva al massimo livello. Il segretario generale della Cisl, Anna Maria Furlan, secondo le nuove previsioni, dovrebbe guadagnare circa 3.300 euro netti al mese più un 30% di indennità di carica che dà un totale di circa 450 euro in più di Camusso. Il gap , alla fine, è rappresentato dal recupero dell'inflazione che la Cisl ha applicato a differenza della Cgil.

Ma in questa guerra senza quartiere tutto fa brodo. Il sindacato di Via Po, per sua sventura, è stato teatro di una serie di faide interne che hanno messo alla berlina i suoi dirigenti. Prima i dossier sull'ex segretario generale, Raffaele Bonanni, che è andato in pensione nel 2011 con un reddito lordo di 336mila euro, un'impennata dovuta anche alla maxibuonuscita che, grazie al sistema retributivo, ha consentito al sindacalista di ricevere un assegno mensile di 5.100 euro. Il 50% del collega e parlamentare cigiellino Guglielmo Epifani che da Corso Italia riceve una pensione di 3.400 euro. Il vortice delle polemiche è stato scatenato dalle denunce dell'ex tesserato Fausto Scandola. Valeriano Canepari, ex presidente del Caf Cisl Nazionale, nel 2013 ha percepito 289mila euro (97mila di pensione e 192mila euro come capo della Usr Cisl Emilia Romagna). Ermenegildo Bonfanti, segretario generale Fnp Cisl, ha guadagnato 225mila euro (143mila di pensione), mentre Pierangelo Raineri, leader della Fisascat Cisl, 237mila euro anche grazie ai gettoni di presenza in Enasarco. Effetto del cumulo di incarichi su cui la Cgil ha fatto demagogia.

In questo bailamme di cifre sfugge che Camusso con i suoi 3.850 euro mensili prende circa tre volte lo stipendio di un metalmeccanico o quattro volte lo stipendio di un precario. Chi se la ride, probabilmente, è Maurizio Landini, numero uno della Fiom, che con la sua busta paga da 2.250 euro messa in bella vista su internet fa un figurone da francescano. Il risultato complessivo, però, è la sostanziale demolizione dell'immagine del sindacato, già sminuita quotidianamente dal premier Renzi, proprio alla vigilia della stagione dei rinnovi contrattuali.

di Gian Maria De Francesco

Roma

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