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La Cgil chiude il presidio dove c'è il record di morti

La rabbia a Caserta dei dipendenti della sicurezza edile licenziati con una mail. "Ci hanno tradito"

La Cgil chiude il presidio dove c'è il record di morti

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Mentre il doppiopesismo della Cgil sul salario minimo e sui licenziamenti indiscriminati - raccontato ieri dal Giornale in esclusiva - è sbarcato in Parlamento richiamando l'attenzione di diversi parlamentari di FdI, emergono altre questioni paradossali. Questioni - a tratti inspiegabili - che mettono in cattiva luce l'operato del sindacato guidato da Landini. Come quella di Caserta, territorio che detiene il record di morti sul lavoro e nella cui provincia dal 2021 all'ottobre 2023 si è registrato quasi il 50% delle vittime del settore edilizio. Territorio che avrebbe dunque bisogno, più di qualunque altro, di un presidio a tutela dell'incolumità dei lavoratori. Presidio che, seppur da tempo azzoppato col passaggio da contratti full time a part time, era garantito e rappresentato dall'Associazione Prevenzione e Sicurezza Edile di emanazione sindacale e i cui soci erano i tre segretari di categoria, nel dettaglio Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil.

A maggio di quest'anno, però, l'associazione è stata praticamente sciolta e i sei dipendenti contrattualizzati a tempo indeterminato sono stati licenziati con una mail ordinaria. «Dopo aver dedicato più di 16 anni alla tutela e alla sicurezza dei lavoratori nei cantieri edili, seguendo lo slancio ed i principi che ci venivano indicati dalla nostra organizzazione, ci siamo ritrovati senza lavoro, licenziati proprio da loro, da chi ci doveva tutelare e che ancora si riempie la bocca di diritti. Il sindacato ci ha tradito!», tuona al Giornale Giuseppe Maesano, 41 anni di Caserta, iscritto alla Cgil da 7 anni e di cui è stato anche membro del direttivo.

«A nulla sono servite richieste di incontro, tentativi di dialogo, telefonate, messaggi a tutti i dirigenti, provinciali, regionali e nazionali. Da un giorno all'altro licenziati e ignorati! E intanto si muore di lavoro, i sindacati si indignano a parole, ma nei fatti il nostro territorio, difficile e complicato, si ritrova senza i rappresentanti della sicurezza territoriale. Dove è la coerenza?», rincara la dose Maesano.

Gli fa eco un'altra ex collega, Rossella Borrelli, 47 anni, mandata via anche lei dopo 25 anni di lavoro in Cgil. «Ci hanno licenziato e hanno lasciato sguarnita la provincia di Caserta dell'unico organismo che si occupava veramente di prevenzione e sicurezza nei cantieri edili». E ancora: «Noi per anni andavamo in giro nei cantieri a fare prevenzione, anche in quelli che avevano già un RLS, eravamo apprezzati dai lavoratori stessi, ma adesso chi li protegge?». Insomma, nonostante quella dell'RLST sia una figura prevista per legge dall'articolo 87 del contratto di categoria nazionale Imprese edili ed affini, da maggio questa figura non è più garantita. Nell'indifferenza e nella noncuranza dei tre sindacati. Proprio Maurizio Landini, nel settembre scorso, in un'intervista a La Stampa dichiarava che «negli ultimi 20 anni in Italia ci sono stati 20mila morti per il lavoro, una strage vera e propria» dovuta alle scarse condizioni di sicurezza del lavoro precario. Per tale motivo il leader Cgil invitava a «investire sulla prevenzione e il controllo». Belle parole, dimenticate però nei fatti nella provincia di Caserta.

Con buona pace dei lavoratori che rischiano la vita.

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