Nel giorno in cui la Cisl ha riunito al Cnel imprese, istituzioni e parte del mondo sindacale per discutere un nuovo patto di responsabilità, l'assenza più evidente è quella della Cgil. Non fisicamente, ma politicamente: la linea di opposizione frontale al governo, lo sciopero generale del 12 dicembre e le continue invettive di Maurizio Landini contro le controparti rischiano infatti di lasciare il sindacato di Corso d'Italia ai margini del nuovo trend delle relazioni industriali che si va delineando. Una stagione che, nelle intenzioni della Cisl, punta sulla coesione più che sul conflitto, sul dialogo più che sulla mobilitazione permanente. La segretaria generale Daniela Fumarola (in foto) ha rilanciato l'idea di un accordo condiviso fra aziende, sindacati e governo per sostenere crescita e competitività, chiedendo che la manovra diventi "il primo tassello di un mosaico che corrisponde a un accordo per il lavoro, la crescita e la coesione". La Cisl torna a spingere sulla detassazione strutturale del lavoro dipendente, sul legame tra salari e produttività, sulla partecipazione, ribadendo il no al salario minimo legale che "mistifica la realtà" e affida alla politica un potere improprio sulla rappresentanza. "Nel mare aperto in cui ci troviamo la rotta giusta si tiene solo se remiamo tutti nella stessa direzione", avverte Fumarola, che ha invitato anche gli altri sindacati confederali "a convergere nel perimetro di un fronte sociale riformista". Un messaggio diretto proprio alla Cgil, isolata in una postura di scontro. Confindustria ha raccolto l'appello, pur richiamando la questione della competitività.
Per il vicepresidente Maurizio Marchesini "i nemici del lavoro non sono dentro la fabbrica, ma fuori", dalle tensioni geopolitiche alla triplice transizione che sta trasformando l'economia. Da qui la richiesta di un patto di medio-lungo periodo che coinvolga anche la politica, senza dimenticare il peso fiscale che grava su imprese e famiglie.