Che cibo farà negli anni Venti?

Più sostenibilità e più responsabilità. Ma non dimenticando il gusto

Che cibo farà negli anni Venti?

Che cibo farà negli anni Venti? In un mondo come quello gastronomico che cambia con grande velocità, è un vaticinio abbastanza difficile. Probabilmente nei prossimi dieci anni le mode si succederanno a tale ritmo che quello che mangeremo nel 2020 nel 2028 sarà già dimenticato. Per questo ci siamo concentrati su tendenze di lungo respiro, alcune delle quali sono l'evoluzione di linee già evidenti.

Ad esempio non c'è dubbio che il tema della sostenibilità, del rispetto dell'ambiente, dell'antispreco sia sempre più fatidico e dovremo certamente farci sempre più i conti nei prossimi anni. La nostra previsione è che che la progressiva uscita di queste istanze «gretine» (detto senza alcuna ironia) dal ghetto di una élite consapevole e secchiona costringerà a trovare strade nuove per raggiungere questi obiettivi, cercando di contemperare sempre di più la «bontà etica» di un cibo con la sua «bontà organolettica». Perché un mondo più giusto non deve essere necessariamente un mondo con meno gusto.

Interessante la lista di parole chiave degli anni Venti del'alimentazione stilata dai ricercatori spagnoli dell'Azti-Tecnalia in collaborazione con l'Accademia di Design di Bilbao.

Sono valori fondanti della cosiddetta felicità alimentare, che non è l'ultima delle felicità che ci interessa: identità; messaggio; consapevolezza; responsabilità; qui e subito; semplicità; benessere; multisensorialità. Solo parole? I fatti toccano ai cuochi. E a noi consumatori.

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