Milano Si fa fotografare con il Che sulle sfondo e chiede anche di avere la foto - «il sindaco ci tiene molto» dice sussurrando al fotografo la sua collaboratrice - e parla di «rivoluzione umana». «Siamo sotto attacco, da una parte la regione Campania, dall'altro lo stato centrale - confessa Luigi de Magistris ai compagni- anche giuridico: io ho preso decine di denunce perché ho impedito degli sgomberi. Ma se ci sono comunità che occupano spazi abbandonati io per prima cosa vado a stringere loro la mano, perché il diritto da strumento soppressivo deve diventare strumento di trasformazione sociale». Così prima dell'incontro pubblico dal titolo «Città del cambiamento. Diritto agli spazi sociali autogestiti» organizzato al centro sociale Leoncavallo il sindaco partenopeo accenna, lui martire della rivoluzione, alle inchieste della Corte dei Conti e della Procura, e alle recenti acquisizioni di atti comunali da parte della Guardia di Finanza: «Abbiamo denunce quotidiane come se avessimo affidato a amici nostri luoghi per svolgere attività economiche». A sinistra pecunia olet, si sa: «chi l'ha detto che gli spazi devono avere una contropartita monetaria? E che la proprietà privata si tutela sempre?» incalza l'ex magistrato. Tra i pochi compagni brizzolati e i giovani militanti si alza qualche pugno e qualche timido applauso. «In fondo - continua Luigi «Che» Magistris - sono un uomo di legge e se il privato non si fa carico del suo bene, lo abbandona o permette che diventi una discarica, io non mi sento di chiedere lo sgombero, in nome di una legalità formale perché la legalità formale va contrastata se va contro la Costituzione». Parola di ex magistrato.
A Milano Medaglia d'Oro per la Resistenza il sindaco partenopeo rilancia con la rivolta di Napoli del '43 che portò alla liberazione dal nazifascismo - «che c'azzecca?» direbbe il suo ex collega Di Pietro? -. «Il messaggio che lanciamo è che non solo difendiamo la Costituzione e resistiamo, ma vogliamo contrattaccare: abbiamo rispettato il referendum sull'acqua, abbiamo scritto 24 delibere sulla tutela dei beni comuni e gli spazi abbandonati per dare potere al popolo».
D'altronde «Ernesto» De Magistris, sul filo del dissesto finanziario e sotto inchiesta per la gestione allegra di edifici e spazi di proprietà comunali, è venuto qui per dare lezione: «Non sono qui per imparare, anche se si può sempre imparare, o per prendere ispirazione, ma per portare con orgoglio l'esperienza di Napoli. Le nostre delibere sui beni comuni vengono tradotte in tante lingue». E così la vede Daniele Farina, storico portavoce del Leoncavallo e parlamentare di Sinistra italiana: «De Magistris viene a Milano a dare una lezione a Pisapia e al sindaco Sala».
Il riferimento voluto è alla mancata legalizzazione del centro sociale illegale da quarant'anni, annunciata e sbandierata dall'ex sindaco arancione e mai avvenuta, realizzata invece in pompa magna dal collega di Napoli. A far bella nostra di sè sulle porta d'ingresso del cosiddetto baretto e della cucina popolare, l'avviso di sgombero (che mai avverrà) per il 20 novembre.
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