Un vertice «molto insoddisfacente». Se un politico navigato e prudente come Angela Merkel non esita a definire così la due giorni di Taormina significa che le distanze tra le diverse diplomazie sono rimaste siderali. In particolare sul clima, un tema su cui la Cancelliera tedesca si spende da tempo, ma pure su immigrazione e per certi versi sul commercio. L'unico piccolo ma scontato passo avanti arriva sul terrorismo, tema sul quale era davvero difficile dividersi all'indomani della strage di Manchester.
Così, non è un caso che il documento finale del summit sia molto più snello di quelli delle precedenti edizioni del vertice: solo sei pagine, per un totale di 39 paragrafi. D'altra parte, qui a Taormina sono più le cose che dividono di quelle che uniscono ed è per questo che le dichiarazioni ufficiali vengono limitate al minimo indispensabile. Basti pensare che sia Donald Trump sia la Merkel hanno preferito rinunciare alla conferenza stampa finale, come pure la diplomazia italiana nonostante avesse in carico la presidenza del summit e dunque la gestione di tutti i report ha scelto di non fare alcun briefing con i media sullo stato dell'arte dei lavori. Una cosa senza precedenti nella storia dei G7 e dei G20 e che ha lasciato piuttosto interdetta la stampa italiana e straniera. Ma, d'altra parte, una strada per certi versi obbligata viste le forti tensioni diplomatiche che hanno caratterizzato il vertice, in particolare quelle tra Trump e gli altri sei leader, prima fra tutte la Merkel.
La vera débâcle, soprattutto per Italia e Germania, è quella sul fronte immigrazione. I leader del G7 hanno infatti riaffermato «il diritto sovrano degli Stati, individualmente e collettivamente, a controllare i loro confini e stabilire politiche nel loro interesse nazionale». Di fatto, la linea voluta da Trump, quella dei muri e delle quote. Anche sul clima gli Stati Uniti hanno condizionato il dibattito riservandosi di decidere più avanti circa l'adesione agli accordi di Parigi. «Prenderò la mia decisione la prossima settimana», spiega Trump su Twitter, anche se il timore dei leader presenti a Taormina è che la Casa Bianca stia studiando il modo per sfilarsi. «Speriamo Trump decida presto», è l'auspicio di Paolo Gentiloni che ancora vede un spiraglio. In serata, dalla base militare Usa di Sigonella, il presidente americano battezza il vertice come «straordinariamente produttivo. Ho rafforzato il legame dell'America con i nostri alleati. E voglio esprimere gratitudine nei confronti dei nostri alleati italiani e della Nato».
L'unico segnale positivo arriva sul versante del commercio internazionale. Su questo fronte, infatti, la discussione spiega il premier italiano ha visto «passi in avanti significativi, sgomberando il campo da radicali chiusure protezionistiche». «Insieme dice Merkel manterremo i nostri mercati aperti rifiutando il protezionismo e le pratiche commerciali scorrette». E la decisione di includere nel documento finale la condanna del protezionismo è, secondo gli sherpa, il vero successo della presidenza italiana.
Quello di Taormina, però, rimarrà anche il summit del grande gelo tra Trump e Merkel. Non a caso tutti e due preferiscono la via del silenzio, il presidente americano più per evitare domande sul Russiagate che negli States va montando, la Cancelliera per non accentuare il durissimo braccio di ferro diplomatico in corso con Washington.
Merkel, infatti, avrebbe dovuto rispondere a Trump che nel primo giorno di summit aveva definito i tedeschi «molto, molto cattivi» per il loro surplus di bilancio. È evidente che la replica non avrebbe seguito il bon ton della diplomazia.
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