Quel che manca è un lavoro più flessibile

Gli 800mila occupati in meno del trimestre febbraio-aprile del 2021 dimostrano che l'aumento di 120mila occupati del trimestre-febbraio aprile 2021 è sì un buon aumento, ma la strada è ancora molto lunga

Quel che manca è un lavoro più flessibile

Gli 800mila occupati in meno del trimestre febbraio-aprile del 2021, rispetto al numero di occupati del febbraio 2020, ultimo mese prima della pandemia, dimostrano che l'aumento di 120mila occupati del trimestre-febbraio aprile 2021 rispetto a quello precedente, è sì un buon aumento, ma la strada per tornare alla situazione pre-Covid, è ancora molto lunga. Inoltre, nel febbraio 2020 avevamo un tasso di disoccupazione del 10%, indice di mercato del lavoro ingessato da quel mostro che è stato il «decreto Dignità» che ha accresciuto le rigidità, create con il Jobs Act, dovuto agli intellettuali del Pd, a cui dava fastidio la legge Biagi. Lo sblocco dei licenziamenti, dunque è necessario, ma va fatto molto gradualmente, assieme al ritorno della flessibilità del mercato del lavoro con ampia pluralità di tipologie di contratto e flessibilità nei vari tipi di contratti: i regionali, quelli aziendali, quelli di produttività, con premio fiscale. Lo sblocco del mercato graduale del lavoro è assolutamente necessario per dare più flessibilità al lavoro, sia dei maschi e delle femmine che dei giovani e degli anziani. Però il lavoro non si crea con le leggi, per quanto ben fatte, esse sono una condizione necessaria ma non sufficiente, una condizione permissiva. Il lavoro cresce se vi è la ripresa del Pil, che ora, in effetti sta iniziando; nel trimestre febbraio-aprile, la crescita del Pil rispetto al medesimo trimestre dello scorso anno, corretta per gli effetti del calendario, è del 2,3%. Una percentuale molto sostanziosa che, peraltro, riguarda per marzo e aprile, il periodo di scoppio della pandemia. La ripresa del Pil interessa sia l'industria sia l'agricoltura ed è maggiore negli investimenti. Quelli fissi lordi sono cresciuti del 3,7%, quelli delle scorte solo + 0,8. C'è ancora molta prudenza. E non dobbiamo illuderci. Un conto sono gli investimenti in macchinari e attrezzature delle produzioni che erano cessate, in cui emerge la crescita dell'acquisto di mezzi di trasporto, un altro conto sono quelli nelle infrastrutture per i quali occorre una drastica semplificazione legislativa e, in attesa di questa, la nomina di commissari. Stiamo riprendendo il trend che si era bloccato con la pandemia, caratterizzato da poca innovazione. Ciò perché vi è ancora molta incertezza.

Anche la ripresa è per settori, diseguale: +3,8 agricoltura. +1,8 nell'industria 0,4 nei servizi, le cui ferite sono profonde. Il Pil solo sta risalendo al livello del 2014. Ma aumenta l'occupazione giovanile. Qualcosa, dunque si muove.

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