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Quelli che non dicono "islam". E l'Ucoii: c'è la mano degli 007

Dal Pontefice a Mattarella, condannano le violenze ma tacciono sulla matrice jihadista dei terroristi

Quelli che non dicono "islam". E l'Ucoii: c'è la mano degli 007

Non si tratta di far cadere lo stigma sull'Islam. Semmai di uscire dalla nouvelle vague del politicamente corretto. Quello che si indigna giustamente per le stragi suprematiste e fa sfoggio di retorica per ogni rigurgito di violenza neofascista ma non mette mai la cornice al terrorismo di matrice islamista. È un tabù da non infrangere. Nemmeno oggi, davanti all'orrore della cattedrale di Nizza, la città che porta ancora le cicatrici della spaventosa carneficina del luglio 2016.

Quattro anni dopo, il nemico è lo stesso: frange estremiste che tradiscono una religione e una civiltà millenarie. Distinguo che sono fondamentali, ma qui i dettagli non fanno presa. C'è nel domino di messaggi scritti in queste ore la solita autocensura: il nemico non ha nome, si sa chi è ma non viene nominato, Mai.

Comincia il premier Giuseppe Conte: «Il vile attacco che si è consumato a Nizza non scalfisce il fronte comune a difesa dei valori di libertà e pace. Le nostre certezze sono più forti di fanatismo, odio, terrore».

Tutto vero e tutto indistinto. Come nelle parole di Luigi Di Maio: «L'Italia ripudia ogni estremismo e resta al fianco della Francia nella lotta contro il terrorismo e ogni radicalismo violento». E però il nemico della Francia è sempre lo stesso che ha seminato lutti su tutti, mattanze senza fine fino alla spaventosa decapitazione di un professore solo pochi giorni fa.

La Francia è in guerra, ma i binocoli della nostra politica non vedono l'esercito degli assassini jihadisti.

Scrive il presidente della Camera Roberto Fico: «La mia vicinanza al popolo francese per il feroce attentato di Nizza. Contro il terrorismo dobbiamo essere capaci di unirci come comunità, rispondendo con fermezza e affermando i nostri valori». Niente di più. Certe espressioni e vocaboli sono sotto embargo e non possono essere usati.

Così nell'annacquamento generale, Davide Piccardo, una delle voci più attive della galassia islamica italiana, spesso al centro di furibonde polemiche, può affermare: «In otto casi su dieci di terrorismo in Francia c'è la mano dei servizi francesi. Non lo dico io ma atti giudiziari della giustizia francese».

Siamo al negazionismo, al complottismo, al rimbalzo delle responsabilità. Nessuno punta il dito contro i seminatori di odio tollerati dalle società occidentali, ma intanto, si trasforma un'ideologia, minoritaria ma non così esigua, in una questione di spie e 007.

Sembra invece che il killer di Notre Dame, prima di passare in Francia, sia arrivato a Lampedusa su un barcone e per questo Giorgia Meloni e Matteo Salvini chiedono, se la notizia sarà confermata, le dimissioni del ministro Luciana Lamorgese.

Per il resto solo frasi generiche, buone per ogni stagione e ogni colore. «Nel condannare quest'ulteriore, deplorevole gesto di violenza - afferma Sergio Mattarella in un messaggio al Presidente della Francia - manteniamo ferma la determinazione nel contrastare il fanatismo di qualsivoglia matrice».

Niente da dire, ci mancherebbe, ma forse si poteva dire qualcosa in più. Ci sono centrali del rancore e del fanatismo che promuovono la violenza e la barbarie e si dovrebbe cercare il modo di togliere loro potere e mezzi. Nel mondo islamico e arabo in particolare ci sono per fortuna anche spinte diverse che fanno ben sperare: pensiamo alla pace con Israele appena raggiunta dagli Emirati Arabi Uniti e dal Bahrein, rottamando pregiudizi e riflessi condizionati sull'arcinemico storico.

Lo sguardo abbraccia gli uomini di buona volontà e deve considerare equilibri delicatissimi. Per questo suona coerente la breve meditazione di Papa Francesco che pure sorvola sulla firma sanguinaria: «Informato del feroce attentato», Francesco «condanna nel modo più forte tali atti di violenza terroristica e assicura la sua vicinanza alla Comunità cattolica di Francia».

Non si deve cadere nella trappola della guerra di religione ed e quello che puntualizza con toni meno ipocriti e più concreti Enrico Letta: «Quello che sta succedendo è raccapricciante. Non è uno scontro di civiltà. Sono dei pazzi che vanno fermati». Ma anche lui si guarda bene dal fare un passo in più. Si ferma davanti alla porta dei macellai che da anni tagliano teste e sgozzano uomini inermi.

Guai a generalizzare.

Ma anche a far finta che quel pensiero velenoso non esista.

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