All’indomani del referendum sulla Giustizia, partiti e leader si sono susseguiti nel commentare il mancato raggiungimento del quorum e in molti hanno accusato la Lega di strumentalizzare uno strumento di democrazia. "Il centrodestra e Salvini, hanno sbagliato ad usare in modo propagandistico lo strumento referendario. Non sono stati seguiti neppure dal loro elettorato che ha disertato le urne – ha commentato Simona Malpezzi capogruppo del Pd intervenendo a Agorà Estate su Rai3. "Più che un serio tentativo di riformare la giustizia e migliorare il servizio ai cittadini, i quesiti referendari nascondevano una vendetta della politica contro la magistratura", ha polemizzato Giuseppe Conte su Facebook. E se il fronte del No al referendum è unito in una critica corale, quello radicale sembra essere, ancora una volta, disgiunto. In accordo sulla assordante censura mediatica che ha avvolto il referendum e sul portare avanti la battaglia nonostante il risultato, ma in contrasto sul ruolo avuto dalla Lega nella sua promozione. Secondo i Radicali Italiani il referendum è stato soffocato da due morse: quella informativa e quella politica.
Se il referendum non ha avuto successo è perché in “Italia è quasi impossibile vincere un referendum - commenta Massimiliano Iervolino, segretario dei Radicali Italiani - dall’impossibilità di raccogliere 500.000 firme autenticate e certificate, al giudizio politico della Corte Costituzionale (vedi bocciatura dei referendum eutanasia e Cannabis), all’informazione generalmente assente”. Dello stesso avviso anche Irene Testa, tesoriere del Partito Radicale: “Un risultato scontato visto il bavaglio della Rai, nonostante i richiami Agcom e lo sciopero della fame di Calderoli. Un solo giorno per votare e per giunta in un weekend di giugno. Nonostante questo, si è raggiunto il 20,95% con una valanga di sì: non è vero che è stato il referendum meno votato di sempre. Sulla fecondazione assistita si è registrato il 25% ma in due giorni ed il quesito non era certo tecnico. Diciamo la verità: è stato tutto un complotto”. Un risultato quindi che non stupisce il fronte radicale che da anni chiede a gran voce una riforma della Giustizia, ma neppure lo demoralizza: “Non abbiamo mai smesso di portare avanti le nostre battaglie e non smetteremo ora. Il Parlamento non è in grado di farlo, ha rinunciato da tempo alle sue prerogative”, afferma Maurizio Turco, segretario del Partito Radicale. Anche per Iervolino, la partita è ancora aperta: “per noi la riforma della giustizia e del sistema carcerario sono state, sono e saranno priorità assolute Sul metodo Lega invece, la grande spaccatura.
“Da sempre sono i primi a voler la galera per imputati in attesa di giudizio: non sono credibili – spiega Massimiliano Iervolino – all’inizio hanno preso le redini dell’iniziativa e poi sono scomparsi senza spiegare perché. Per di più si sono mossi affidandosi alle deliberazioni delle Regioni, dimenticandosi che sono i cittadini a far la differenza: senza condivisione popolare non si va da nessuna parte”. Una condivisione di intenti quindi, ma non di prassi. Non si fa attendere la risposta piccata di Maurizio Turco, segretario del Partito Radicale, promotore del referendum: “Per noi è stato un successo arrivare alle urne dopo vent’anni e ci siamo riusciti grazie alla Lega, non certo grazie ai Radicali Italiani. Quando si parla di giustizia la politica è sempre unita nelle critiche, ma poi nessuno fa nulla. Salvini invece ci ha messo la faccia: chi critica la Lega di non aver fatto abbastanza, che cosa ha fatto?”.
E poi, prosegue con una stoccata che non lascia spazio alle interpretazioni: “I Radicali italiani non hanno nemmeno chiesto spazi in Rai per i soliti finti dibattiti, non ci hanno portato neppure una firma e hanno il coraggio di contestare?”. Sulle altre forze politiche, invece, Turco taglia corto: “Chi è orgoglioso di un diritto non esercitato, non si lamenti poi dell’astensionismo nelle elezioni politiche”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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