"Chi sbaglia paga e chi froda se la cava"

L'ex viceministro dell'Economia, Enrico Zanetti: "Troppo accanimento sugli errori formali"

"Chi sbaglia paga e chi froda se la cava"

Roma - Enrico Zanetti, ex viceministro dell'Economia oggi candidato di Noi con l'Italia, esperto di questioni fiscali. Lei ha contestato i dati sul recupero dell'evasione forniti dal governo.

«Ho fatto delle proposte per cambiare. In questi cinque anni si è fatta più caccia al gettito di chi è andato in crisi di liquidità o ha fatto errori che non vera e propria lotta all'evasione».

Un errore dell'Agenzia delle entrate?

«Di indirizzo politico. È difficile scovare evasori totali, frodatori seriali; più facile contestare l'errore formale o l'interpretazione giuridica errata di ciò che viene dichiarato in chiaro da imprese in buona fede. La politica è il mandante di questa distorsione fino a quando non si dirà chiaramente che nel valutare i risultati dell'Agenzia, anche per i premi di risultato, vale più un euro recuperato da un evasore totale che uno contestato per un errore formale».

Propone una riforma?

«Non servono nuove norme, ma nelle convenzioni del governo con l'Agenzia delle entrate va data priorità al recupero di gettito dall'evasione vera e propria».

Lei ha anche criticato le regole che riguardano l'accertamento con adesione, l'accordo tra contribuente e ufficio prima di un avviso di accertamento. Quali sono le ragioni?

«Negli anni si è trasformato da strumento utile di dialogo a una pratica estorsiva che ha dato origine a un mercato delle vacche danneggiando la credibilità del fisco. Troppo spesso gli uffici contestano somme eccessive per poi accordarsi con il contribuente su una cifra congrua».

Ma il contribuente accetta...

«Per paura di sanzioni e per il timore dell'esito di un eventuale contenzioso, che è sempre incerto, visto che la giustizia tributaria non è fatta da professionisti ma da persone di buona volontà».

Quali altre misure propone per migliorare il fisco?

«Le sanzioni per infedele dichiarazione non possono essere le stesse nel caso in cui la maggiore imposta contestata dipenda da accertamenti analitici oppure da strumenti presuntivi. Poi una proposta specifica sui trasferimenti di immobili diversi dalle abitazioni. Fino al 2006 valeva la soglia di non rettificabilità, se il valore dichiarato era quello catastale non si rischiavano accertamenti.

Oggi non è più possibile trasferire un immobile senza incorrere in accertamenti. Va ripristinato il meccanismo in vigore prima dell'intervento di Vincenzo Visco. Bisogna restituire certezza ai contribuenti, al settore immobiliare e dignità al rapporto tributario».

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