È Dalla Chiesa il "jolly" rosa ma Marchini resta in gioco

La popolare conduttrice tv è il nome nuovo per Roma su cui punta Fratelli d'Italia. L'imprenditore che piace agli azzurri rilancia: "Io la vera alternativa a Pd e M5S"

È Dalla Chiesa il "jolly" rosa ma Marchini resta in gioco

Berlusconi è un po' seccato dai veti contrapposti sulle candidature: il risultato dei niet di Fratelli d'Italia sull'ipotesi Alfio Marchini a Roma porta infatti il centrodestra a un pericoloso stallo. Il Cavaliere, in cuor suo, spera di convincere l'ex capo della protezione civile Guido Bertolaso a ritirare il suo «non posso» ma l'impresa è complicata. La nipote dell'ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio, infatti, ha problemi di salute e Bertolaso dice di «non poter avere la testa sgombra per governare una città». Così la situazione s'ingarbuglia pericolosamente. Si diceva che Fratelli d'Italia avrebbe messo sul tavolo un nome forte ed è subito partito il toto-nome. Un «jolly rosa», quindi una donna. Molti parlavano di Simonetta Matone, sostituto procuratore generale presso la Corte d'Appello di Roma, per 17 anni pm per il tribunale dei minori ed ex capo di gabinetto del ministro delle Pari opportunità quando alla guida c'era Mara Carfagna. Le quotazioni della Matone, volto noto perché spesso ospite di Porta a porta, nella giornata di ieri sono però scese verticalmente. No, non è lei è il jolly. Altro nome in giostra: Rita Dalla Chiesa, figlia del generale Carlo Alberto e nota conduttrice televisiva. Forse è lei l'asso nella manica nella testa di Giorgia Meloni ma azzurri e leghisti arricciano il naso. Dalla Chiesa ammette di essere stata contattata e al Tg1 conferma la propria disponibilità.

Di certo c'è che il veto di Meloni&C. su Alfio Marchini ha irritato i tanti forzisti che ancora fanno il tifo per l'imprenditore. «Così l'elettorato moderato si spaccherà in mille rivoli: un vero suicidio - si sfoga un forzista favorevole ad Arfio -. E poi Marchini ha già una struttura e i denari sufficienti per una campagna elettorale vincente». Su Marchini puntano alcuni big azzurri come Antonio Tajani e Maurizio Gasparri mentre ben più freddo è Giovanni Toti. Non solo: a premere affinché si converga su Marchini c'è anche tutto quel mondo di centro che da poco s'è riavvicinato a Berlusconi: da Gaetano Quagliariello a Mario Mauro passando per Andrea Augello che a Roma resta potente. Ancora: anche la colonna fittiana della capitale, guidata da Luciano Ciocchetti, non sarebbe contraria. E lo stesso Marchini lancia l'amo al centrodestra al Tg1: «Voglio, con grande determinazione, dare voce a quei romani liberi e forti che non si riconoscono nel Pd e nel Movimento 5 Stelle. Le alchimie partitiche non mi appassionano e lascio ad altri il gioco dei veti».

La matassa, tuttavia, non si scioglie e difficilmente si troverà la quadra oggi nonostante la riunione del comitato presieduto da Altero Matteoli a cui prendono parte anche i leghisti Raffaele Volpi e Giancarlo Giorgetti oltre ai fratelli italioti Ignazio La Russa e Fabio Rampelli. Sono loro a tirare le file per conto dei rispettivi leader che, in ogni caso, si rincontreranno oggi per arrivare ad un accordo anche su Roma. Ma la situazione è tutt'altro che semplice mentre nelle prossime ore si attende che Stefano Parisi, candidato in pectore per correre a Milano, sciolga finalmente le sue riserve.

Intanto Berlusconi, in serata, raduna le sue truppe. A palazzo Grazioli incontra i coordinatori regionali per fare il punto della situazione e capire che aria tira sui territori.

Il tasto su cui pigia il Cavaliere si chiama riscossa: «Dobbiamo puntare sulla formazione dei rappresentanti di lista - dà la carica - E dobbiamo creare un esercito di difensori del voto, contro i brogli che avvengono in ogni tornata elettorale. E alle prossime Politiche vinceremo noi».

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