L'ipotesi «banda dello spray al peperoncino» non è una tragica suggestione, ma una drammatica realtà. Ora possiamo dirlo con certezza: esiste una «regia» dietro l'apparente insensatezza di spruzzare sostanze urticanti tra la folla; e l'obiettivo non è vandalico, ma utilitaristicamente criminale.
«Grazie» al panico che si provoca col bruciore agli occhi e l'impossibilità di respirare, il pubblico diventa infatti preda del panico e, nel fuggi fuggi terrorizzato e scomposto che ne consegue, gli spruzzatori hanno gioco facile nel rubare a di tutto e di più.
La conferma viene dal blitz messo a segno ieri in un appartamento di vico Macellari a Genova, nel centro storico, dove la polizia ha individuato in un giovane extracomunitario il boss della banda di cui facevano parte anche altri ragazzi italiani. Sequestrate dalle forze dell'ordine numerose bombolette spray al peperoncino e una mappa del Nord Italia dove erano segnati gli ultimi concerti e appuntamenti musicali ai quali la banda aveva deciso di «partecipare» con l'obiettivo di impossessarsi di telefonini, portafogli e oggetti di valore.
Gli accertamenti investigativi hanno dimostrato come la «colonna genovese» fosse in stretto contatto con la gang che nel giugno scorso aveva seminato il panico in piazza San Carlo a Torino dove proprio per una rapina con lo spray urticante era morta una persona e 1.256 erano rimaste ferite.
Un sodalizio provato da telefonate, messaggi e chat che i membri della banda erano soliti scambiarsi prima e dopo i colpi messi a segno. Insomma, la sensazione è che all'indomani della Corinaldo si sia deciso, finalmente, di fare qualcosa di concreto. Magari se ci si fosse svegliati prima, i sei morti della Lantena Azzurra si sarebbero potuti evitare. Ma comunque, quando in ballo c'è la sicurezza, è sempre meglio tardi che mai. E quindi ben vengano le due operazioni condotte l'altra notte dai carabinieri di Sala Consilina (Salerno) che hanno posto sotto sequestro due discoteche in cui è stata riscontrate la «presenza di persone oltre i limiti di legge».
La conseguenza è stata la denuncia dei titolari per «apertura abusiva di luoghi di pubblico intrattenimento», in entrambi i casi è stato verificato il «superamento della capienza massima consentita»: nel primo caso circa 500 persone, a fronte di 150 e, nel secondo 400, a fronte di 200. Durante i controlli, sono emerse inoltre «gravi violazioni in tema di sicurezza, prevenzione e protezione dagli infortuni sui luoghi nonché violazioni delle norme antincendio».
I carabinieri hanno proceduto inoltre al sequestro anche in considerazione dell'«ostruzione
delle uscite di sicurezza all'interno e all'esterno, non permettendone in alcun modo l'apertura, con la messa in pericolo di vite umane».L'amara sensazione è che alla sciagura di Corinaldo, purtroppo, ne seguiranno altre.
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