La tragedia del Mottarone

Lo choc e la rabbia dei familiari delle vittime. "Li avete uccisi, non ci sarà mai un perdono"

I parenti delle 14 persone decedute: "Ora i responsabili dovranno pagare"

Lo choc e la rabbia dei familiari delle vittime. "Li avete uccisi, non ci sarà mai un perdono"

Una tragedia del genere sarebbe stata impossibile da accettare anche se fosse stata una fatalità. Magari con il tempo qualcuno ci sarebbe pure riuscito, chissà. Ma sapere che dietro alle 14 vittime dell'incidente del Mottarone e a quel bimbo di 5 anni che lotta per vivere una vita che non sarà mai più la stessa, ci sono responsabilità precise, sapere che i presunti responsabili per la Procura avrebbero manomesso il sistema frenante per motivi economici, per non rinunciare al profitto proprio ora che il turismo stava ripartendo, è devastante per i familiari di chi non è più tornato da una gita sul monte che domina il lago Maggiore.

Come è possibile perdonare un comportamento del genere? Come può una madre, un padre, un fratello o un figlio trovare pace di fronte a certe notizie, sapendo che i propri cari non torneranno più a casa perché qualcun altro, se l'accusa reggerà, avrebbe pensato più al profitto che alla sicurezza di chi saliva in funivia per cercare un po' di svago?

«Me li avete ammazzati e a questo, mi spiace, non ci sarà mai nessun tipo di perdono», scrive in una storia su Instagram Angelica Zorloni, primogenita di Vittorio morto insieme alla compagna Elisabetta Persanini e il figlio Mattia, di 5 anni. La notizia dei tre fermi ha travolto la giovane, nata da un precedente matrimonio, che subito dopo la tragedia aveva già affidato ai social il suo drammatico addio al genitore. Ieri di nuovo ha voluto sfogare la sua rabbia per gli agghiaccianti sviluppi dell'inchiesta postando una foto della famiglia sorridente, lei con in braccio il fratellino scomparso, per dire che no, non potrà mai perdonare, se è vero come sembra che la tragedia si poteva evitare. Angelica non usa mezzi termini: «Me li avete ammazzati», dice.

Anche la mamma di Alessandro Merlo, morto insieme alla fidanzata Silvia Malnati, non riesce a contenere la rabbia. La dinamica dell'incidente, l'ipotesi accusatoria di una consapevole manomissione della funivia per non perdere i clienti, aggiunge dolore a un dolore già insopportabile per aver perso il suo ragazzo, 29 anni, mai tornato da una gita che doveva celebrare il ritorno alla normalità. «Il freno bloccato per non perdere turisti. Se mio figlio è morto per questo dovranno pagare», si sfoga con Repubblica.

Per Eitan, il piccolo di origini israeliane unico sopravvissuto, è la comunità ebraica ad esprimere il proprio sdegno. La zia ha tempo solo per lui, per accompagnare il suo risveglio. «È una tragedia immensa, un momento terribile anche alla luce delle notizie emerse sulle responsabilità. Certo le scuse e forse anche il carcere non bastano davanti a 14 vite spezzate.

Il risultato dell'inchiesta è sconvolgente, ci vuole una pena esemplare», commenta Giulio Disegni, vice presidente dell'Unione delle Comunità ebraiche italiane che ieri insieme alla presidente Noemi Di Segni e al presidente della Comunità ebraica torinese, Dario Disegni, ha fatto visita al bambino.

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