di Andrea Cuomo
Ha ragione il signor Ma, che già dal nome è un tipo avversativo: al diavolo Alibaba. Non subito, ma presto. E al diavolo anche i quaranta ladroni, che alla fine sono sempre di più e sempre più sfrontati e impuniti. Meglio morire in spiaggia, magari senza fretta e non di insolazione, che stirare sul computer mentre cerchi disperatamente di far diventare la tua azienda da ottantunesima a ottantesima nella classifica delle più grandi-ricche-potenti. Il signor Ma ci urla: «Ma!». Ma c'è un'altra vita, ma c'è un'altra strada, ma c'è un'altra felicità. Ma fermiamoci, ogni tanto.
Il gran rifiuto di Jack Ma, che a cinquantaquattro anni ancora da compiere (e quindi pochi mesi più vecchio di chi scrive) annuncia di voler abbandonare presto la compagnia che lo ha fatto diventare l'uomo più ricco della Cina - mica nuvolette di gambero - fa balzare alla mente di tutti un pensiero piatto come le tette della Barbie: facile spegnere il Mac e darsi alla filantropia quando hai un patrimonio di 36,7 miliardi di dollari, ovvero possiedi il corrispondente di 73.400 appartamenti da mezzo milione l'uno. Vallo a dire a chi all'età del signor Ma deve tirare ancora la carretta per fare il filantropo di se stesso e garantirsi una pensione, una mezza pensione a Riccione come vacanza, gli studi universitari dei figli. Epperò sono proprio i ricchi e potenti a non mollare mai, drogati di successo, di potere, di classifiche di Fortune e di Forbes, a non lasciare spazio ai più giovani.
Per questo l'anelito alla liberà di Ma, pur se parzialmente smentito, è rivoluzionario.Signor Ma, lo faccia davvero. Lasci a casa i quaranta ladroni e tenga la sdraio accanto alla sua libera per noi. E ci ordini, intanto che arriviamo, un Negroni. Con due fette di arancia, grazie.
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