
Chiede scusa, il cardinale Zen, 93 anni, se non potrà «parlare di certe cose», ma ugualmente il vescovo emerito di Hong Kong e punto di riferimento del cattolicesimo cinese, indomito difensore della libertà della Chiesa in Cina, prende la parola, nella Congregazione dei cardinali e chiede agli elettori di riflettere bene sulla scelta del successore di Bergoglio. Arrestato tre anni fa, sospettato di avere contravvenuto la legge di sicurezza nazionale, rilasciato dietro cauzione, ha ottenuto il passaporto per 10 giorni. Ed è arrivato in Vaticano per partecipare alle riunioni pre-Conclave. Definisce Papa Francesco un «padre amoroso». Ma anche un Papa della riforma. «La parola riforma è magica dice - specialmente per i giovani, ma è anche una parola pericolosa. Una riforma storica ha staccato una buona parte della nostra Chiesa da noi. La riforma è sempre necessaria perché siamo uomini peccatori, ma una riforma che intacca gli elementi essenziali della Chiesa fondata da Gesù (una santa, cattolica, apostolica) non è vera riforma».
L'analisi di Zen è approfondita: «La Chiesa si trova in un momento cruciale di confusione e di divisione, e un dovere gravoso incombe sulle spalle dei nostri fratelli cardinali elettori. Il compito è di darci un Papa che, con l'aiuto dello Spirito Santo, sappia riportarci all'armonia e alla pace. Con il dilagare delle teorie filosofiche atee dell'età moderna e la conseguente dissoluzione dei costumi (la rivoluzione sessuale), la Chiesa subisce un attacco senza precedenti». Da qui l'affondo sull'operato di Bergoglio. «Purtroppo, nonostante la guida ortodossa dei pontefici Post Vaticano II, è mancato un capillare assorbimento del vero Concilio, inteso secondo l'ermeneutica di continuità».
«Con lo scoppiare degli abusi sessuali sottolinea Zen rivolgendosi ai cardinali elettori - la Chiesa è entrata in una fortissima crisi, ma invece di individuare la causa nella rivoluzione sessuale entrata nella Chiesa (perfino nei Seminari) si dà la colpa al clericalismo raddoppiando l'umiliazione e lo scoraggiamento del clero. Non possiamo non vedere un malconsigliato tentativo di adeguarsi allo spirito del mondo invece di combatterlo accusa Zen - Questa accusa è gravissima, ma la realtà sembra risultare evidente esaminando la recente sorte dei sinodi, specialmente quello sulla Sinodalità». L'accusa arriva dritta al cuore. La critica è anche nella sua struttura: sono presenti 99 non vescovi non è più il sinodo dei vescovi? Si domanda Zen. Presidenti delegati: 6 vescovi, 2 preti, 1 suora. Non si trovano più vescovi per presiedere? È ancora la domanda del porporato. E poi il contenuto. Con Francesco l'imperativo era «cambio, cambio, cambio». Nel sinodo della famiglia, il tema della comunione ai divorziati, in quello dell'Amazzonia il celibato non più obbligatorio. Infine, in quello sulla sinodalità la morale sessuale e il diaconato alle donne.
E se Zen non può affrontare il tema delicato dei rapporti tra Cina e Vaticano, è il Financial Times a sostenere che a pesare sulla candidatura di Pietro Parolin, considerato tra i più accreditati, sarebbe soprattutto l'accordo segreto siglato nel 2018 con il governo cinese per la nomina dei vescovi, un'intesa che suscita ancora forti divisioni all'interno della Chiesa.
L'accordo concede alla Cina un ruolo formale nella selezione, un punto che molti, soprattutto tra i cattolici cinesi, considerano inaccettabile. E anche Zen ha espresso con forza la propria contrarietà. Sicuramente la sua voce anche se non elettore peserà in Conclave.
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