Lo chiamano Great Firewall ed è lo sforzo ambizioso del presidente cinese Xi Jinping, per disciplinare il web. In realtà, il nome vero è Golden Shield Project. È un muro immateriale, che divide lecito da non lecito: è la grande muraglia della Cina. Una muraglia digitale, che divide il «non detto» da ciò che è consentito dire. Una muraglia senza muri, con molte regole, che limita la libertà di pensiero. Una contraddizione, se si pensa che la Cina ha lanciato il satellite pensato per le comunicazioni web ultraveloci che, a luglio ha permesso la prima trasmissione di dati a velocità quantica.
Maglie strette sui contenuti che evidenziano il sensazionalismo nei casi criminali, stretta su commenti che ridicolizzano i leader rivoluzionari della Cina del passato, membri dell'esercito e della polizia. Banditi anche testi che riguardano l'alcool e la vita di lusso. Chiaramente, inutile dirlo, vietate anche le trame che riguardano il sesso e quelli che sono etichettati come «valori malsani, come le avventure di una notte». Ma sono vietati anche testi che inneggiano, anche vagamente, alla «liberazione sessuale». Capita che vengano intercettati concetti che anche solo apparentemente possono essere passibili di censura.
Spesso, i giudizi su cosa è lecito e su cosa non lo è, sono arbitrari e non definibili, contraddittori e soggettivi. Una delle regole più controverse è quella che vieta di essere vaghi quando si tratta di descrivere situazioni di confine tra «verità e falsità, bene e male, bellezza e bruttezza». Ma anche le regole sono molto vaghe. È questo il vero problema: il firewall potrebbe decidere il blocco di qualsiasi cosa non sia gradita, a seconda delle circostanze. E questo potrebbe accadere anche se, in linea di massima, un testo rispetta le regole. Ultimamente, i filtri del Golden Shield si stanno stringendo: quest'estate, le categorie di materiali che, secondo lo Stato, devono essere censurate sono salite a 68. Alcune regole sono esplicite, come quelle che prevedono censura nel caso si parli di specie minacciate o di minori, altre regole sono imprecise.
Song Ji, una scrittrice di romanzi online sa bene cosa è consentito dire e ciò che va evitato. «Le scene di sesso non possono essere troppo dettagliate», ma anche parole come «alto» e «basso» possono non riuscire a passare le maglie del Firewall. Song Ji ha imparato ad autocensurare i suoi testi, prima della pubblicazione. La Song, che vive a Wuhan, una città enorme nella Cina centrale, ha detto che alcuni dei suoi capitoli sono stati bloccati perché «parole chiave sensibili sono apparse in alta frequenza».
Song Ji racconta al New York Times che i testi vengono studiati attentamente prima che essi vengano immessi in rete: altrimenti, rischierebbero di essere bloccati dalle maglie del firewall. La Song, lavora su un genere letterario conosciuto come danmei, che traendo ispirazione dai manga giapponesi, descrive romanticismi erotici. Ma, alla fine, dice di non essere particolarmente preoccupata per i nuovi regolamenti perché «se voglio pubblicare, devo seguire le regole».
Li Yinhe, scrittrice e attivista per i diritti di genere più famosa della Cina, ha scritto un commento scandaloso su Sina Weibo (il Twitter cinese). Secondo Yinhe, i nuovi regolamenti violano due libertà fondamentali: «Il diritto della libertà del cittadino nella creatività» e il diritto, costituzionalmente protetto, alla libertà sessuale delle minoranze».
Quando, però, Li ha incitato le persone a lavorare «per abolire le regole di screening e censura», i suoi post sono stati subito eliminati.
Nonostante tutto, però, internet è il mass media più libero della Cina: è
l'unico luogo dove autori e artisti possono ancora esprimersi e raggiungere un pubblico ancora privo del condizionamento del Dipartimento della Propaganda per la radiodiffusione, la pubblicazione, il cinema e il palcoscenico.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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