New YorkPechino non ha paura di combattere una guerra contro gli Stati Uniti nel Mar della Cina Meridionale: pesano come un macigno le parole del giornale nazionalista cinese Global Times a ventiquattr'ore dal passaggio della nave da guerra americana Uss Lassen nell'arcipelago Spratly. Il portavoce del ministero degli Esteri cinese Lu Kang, parlando con la stampa, ha sostenuto che il passaggio della nave a meno di 12 miglia nautiche dalle isole artificiali costituisce una «minaccia alla sovranità» del Paese, e definito «illegale» l'azione intrapresa dagli Usa. L'amministrazione americana ha ribadito invece come l'iniziativa abbia lo scopo di difendere la «libertà di navigazione», in pericolo a causa delle rivendicazioni di Pechino sulle isole, e il segretario alla Difesa Ash Carter ha avvertito che sono già state pianificate ulteriori operazioni nella regione.
«Noi voleremo, navigheremo e opereremo ovunque il diritto internazionale lo permetterà», ha chiosato in un'audizione al Congresso. Un atteggiamento a cui i media cinesi hanno reagito con sdegno. Pechino «di fronte alle provocazioni americane deve usare tatto nei rapporti con Washington e prepararsi al peggio», ha scritto il Global Times in un editoriale. «In questo modo potrebbe convincere la Casa Bianca che, anche se non la vuole, la Cina non ha paura di una guerra con gli Usa ed è determinata a salvaguardare i propri interessi nazionali e la propria dignità», ha continuato il giornale. Il Global Times però invita la popolazione a rimanere calma: «Se rispondiamo con parole furiose, questo non farà che aiutare gli Usa a raggiungere il loro obiettivo, che è quello di irritarci». Parole dure sono arrivate anche dal principale quotidiano delle forze armate, il People's Liberation Army Daily , il quale ha accusato gli Stati Uniti di aver seminato il caos in paesi come l'Afghanistan e l'Irak e di aver «usato sconsideratamente la forza», iniziando guerre «dove prima c'era stabilità e causando un grave danno ai Paesi coinvolti». Nella tarda serata di martedì, inoltre, il viceministro degli Esteri cinese Zhang Yesui ha convocato l'ambasciatore americano a Pechino Max Baucus, a cui ha espresso il «forte malcontento» del suo Paese per l'azione della Uss Lassen. Yesui ha quindi ribadito al diplomatico americano che «il governo difenderà risolutamente la sovranità territoriale della Cina, e farà il necessario per opporsi alle provocazioni deliberate di qualsiasi Paese».
Le isole artificiali costruite da Pechino nel Mar della Cina Meridionale sono in parte rivendicate anche da Vietnam, Filippine, Taiwan, Brunei e Malaysia, tutti Paesi le cui coste sono più vicine all'arcipelago. Della questione hanno discusso anche il presidente Usa Barack Obama e il collega Xi Jinping durante il loro ultimo incontro, senza però trovare un punto di accordo. Washington si augura che la missione di martedì incoraggi Pechino a fare un passo indietro sulla controversa campagna di costruzione delle isole, ritenuta dai critici un tentativo di usare il potere militare per cementare la presa sulla regione. Per alcuni osservatori, invece, la mossa potrebbe avere l'effetto opposto, facendo il gioco degli estremisti.
Secondo Ashley Townshend, esperta del centro di studi statunitensi dell'Università di Sydney, «sarà difficile per i moderati del regime dire di no ai falchi del People's Liberation Army, se le azioni degli americani vengono viste come una provocazione».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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