Quarto giorno di «giochi di guerra» cinesi attorno a Taiwan. Dovrebbero chiudersi così le esercitazioni più imponenti mai realizzate nell'area. Anche se Pechino non ha ancora confermato la conclusione delle operazioni. Il copione anche ieri è stato lo stesso. Gli aerei da guerra e le fregate dell'esercito popolare di liberazione hanno attraversato la linea mediana che divide le acque territoriali cinesi e taiwanesi, esploso proiettili veri verso la zona di Taiwan e sorvolato l'arcipelago di Kinmen, controllato da Taiwan ma a meno di 10 chilometri dalla provincia cinese del Fujian.
Navi da guerra e caccia hanno poi nuovamente fatto il giro dell'isola. «Le esercitazioni si sono concentrate su attacchi di terra di fuoco congiunti e capacità di attacco aereo a lungo raggio», ha fatto sapere il comando del teatro orientale dell'esercito cinese. Le manovre sono state motivate dalla Cina come una risposta alla visita a Taipei della presidente della Camera Nancy Pelosi, definita una «grave provocazione politica». E Taiwan ha pure accusato la Cina di esercitarsi per un'invasione dell'isola, che Pechino vede come propria.
Ieri sono stati impiegate 14 navi e 66 caccia militari, come ha confermato il ministero della Difesa di Taipei. Le forze armate taiwanesi «hanno monitorato la situazione e risposto a queste attività»; hanno inviato aerei, navi militari e azionato sistemi missilistici terrestri. Infine, un totale di 22 aerei hanno volato sulla parte orientale della linea mediana dello Stretto di Taiwan e della zona Sud-Ovest di identificazione di difesa aerea dell'isola.
Ma l'esibizione muscolare sembra avviarsi alla fine. Il ministero dei Trasporti di Taiwan ha affermato che «l'interdizione al volo e alla navigazione» in sei delle sette zone intorno all'isola, designate off limit, è venuta meno ieri a partire da mezzogiorno. Il bando sulla settima zona, nelle acque a Est di Taiwan, rimarrà in vigore fino alle 10 locali (4 in Italia) di oggi. «I voli e le partenze possono riprendere», ha poi aggiunto il ministero segnalando un ritorno graduale alla normalità.
Ma in programma ci sono già altre esercitazioni. Taiwan ne organizzerà questa settimana due di artiglieria «a fuoco vivo», con proiettili veri, su larga scala nel Sud dell'isola per testare la sua prontezza al combattimento di fronte alle crescenti minacce militari di Pechino. Le unità militari coinvolte includono il comando di artiglieria, le truppe di fanteria di stanza a Pingtung, il comando di difesa di Hualien e la guardia costiera dell'isola. In più, 78 mortai leggeri sviluppati localmente e sei obici di fabbricazione statunitense saranno usati per le prove di tiro in aria e in mare.
E Pechino risponde con nuove manovre nel Mar Giallo, situato tra la Cina e la penisola coreana, che si terranno fino al 15 agosto. Sabato è pure iniziata un'operazione militare della durata di un mese in un'area del mare di Bohai, al largo della costa orientale della Cina. Un'esercitazione separata si è svolta anche nella parte settentrionale del mare di Bohai.
Ma video pubblicati sui social media hanno mostrato centinaia di persone che si sono divertite a una grande festa di strada sabato sera in una delle isole periferiche di Taiwan vicino alla costa cinese. Il messaggio a Pechino sembra essere che le sue intimidazioni non funzionano. Analisti militari però hanno affermato che la Cina ora condurrà esercitazioni «regolari» vicino all'isola.
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