Economia

"Da folli non considerarlo": si riapre la partita sul nucleare

Ambientalisti all'attacco delle proposte di Cingolani sul nucleare. La Lega è però favorevole e anche nel M5S ci sono voci aperturiste

"Da folli non considerarlo": si riapre la partita sul nucleare

Roberto Cingolani torna a parlare delle strategie per il contrasto alla crisi ambientale e per la strutturazione della transizione energetica e non chiude all'utilizzo delle tecnologie nucleari. In un intervento alla scuola di formazione politica di Italia Viva a Ponte di Legno il fisico, ex direttore dell'Istituto italiano di tecnologia e attuale Ministro per la Transizione Ecologica ha sottolineato che a suo avviso anche l'energia nucleare, se adeguatamente messa in sicurezza e gestita, può rappresentare un asset nel contrasto ai cambiamenti climatici.

Nel discorso davanti alla kermesse dei renziani, dopo aver riservato un attacco agli ambientalisti più radicali, Cingolani è entrato nel merito dei temi di sua competenza e ha sottolineato che nel nucleare "si stanno affacciando tecnologie di quarta generazione, senza uranio arricchito e acqua pesante. Ci sono Paesi che stanno investendo su questa tecnologia, non è matura, ma è prossima a essere matura". Questo è il caso, per esempio, del reattore sperimentale Iter (International Thermonuclear Experimental Reactor), sito a Cadarache, vicino a Marsiglia, in cui si studiano le tecnologie del futuro e l’Italia partecipa con diverse aziende (Fincantieri, Ansaldo Energia, Vitrociset,spin-off di Leonardo, Asg Superconductors) che hanno ottenuto appalti dal valore di oltre un miliardo di euro e, soprattutto, con l'apporto tecnologico e scientifico dell’agenzia nazionale per l’energia, l’Enea di Roma. A questi progetti si riferiva Cingolani aggiungendo l'obiettivo dei piani di ricerca: "Se a un certo momento si verifica che i chili di rifiuto radioattivo sono pochissimi, la sicurezza elevata e il costo basso è da folli non considerare questa tecnologia".

La presa di posizione possibilista di Cingolani, che si riferisce solo ai reattori a tecnologia più avanzata e, in prospettiva, agli scenari che può aprire la fusione su un arco di tempo di diverse decine di anni ha diviso il mondo dei commentatori e della politica. Durissimo l'affondo del presidente di Legambiente Stefano Ciafani, che sentito dall'Adnkronos ha sottolineato che sul nucleare "la nostra posizione non è cambiata anche nell'era della crisi climatica", in quanto "restano irrisolti i tre grandi problemi di questa tecnologia: la pericolosità degli impianti, il problema delle scorie nucleare e, infine, i costi esorbitanti". Critica, da sinistra, la deputata di FacciamoEco Rossella Muroni, secondo cui "le centrali atomiche sicure e pulite, come ci ha più volte dimostrato la storia, semplicemente non esistono". Il coordinatore nazionale di Europa Verde Angelo Bonnelli affonda su Cingolani: "ci dica chi lo ha voluto a fare il ministro per fermare la transizione ecologica che ripropone il nucleare bocciato dal referendum degli italiani".

Per un altro esponente di spicco della sinistra, Stefano Fassina di Patria e Costituzione, componente di LeU, "Il futuro è nel risparmio energetico e nelle energie rinnovabili", mentre Cingolani ha ricevuto l'appoggio convinto della Lega. Interpellato da Affari Italiani, il deputato leghista Edoardo Rixi, che ha la sua base nella provincia di Genova centrale per i progetti con Iter, ha sottolineato che "il nucleare non è e non deve essere un tabù. Le cose vanno dette chiaramente" e "aver bloccato la ricerca in Italia e aver dismesso le centrali nucleari ha generato una perdita di competenze nazionali molto grave". Alla medesima testata è arrivato l'endorsement forse più interessante alla proposta di Cingolani: Giorgio Lovecchio, deputato del M5S e vicepresidente della Commissione Bilancio, Tesoro e Programmazione della Camera, si è dichiarato "molto propenso" all'apertura di "centrali più piccole e sicure" nel prossimo futuro. Del resto la posizione di Cingolani non è frutto di una mera opinione personale, tanto che è assai simile a quella espressa nei mesi scorsi dal Nobel Carlo Rubbia. Ma lo smarcamento di esponenti grillini sottolinea che il Movimento ha al suo interno una componente pronta a fare i conti con le prese di posizione di un Ministro a capo di un dicastero la cui istituzione è stata posta come precondizione per la nascita del governo Draghi.

E che con dichiarazioni pragmatiche e controcorrente anima attivamente il dibattito sulla transizione in Italia.

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