Io sto cercando di mettermi nei panni della povera vittima, Monica Cirinnà, per la quale è finito un incubo, grazie all'efficienza della magistratura, degli investigatori, dei giudici, e poi dicono che la giustizia è lenta. Hanno risolto tutto il mistero in meno di un anno, fantastici. Insomma, la storia è nota, l'anno scorso vengono trovati 24.000 euro in biglietti da 500 nella cuccia del cane. Appena si sa, lei che fa? Sporge denuncia, terrorizzata che «qualche malfattore» fosse entrato in casa sua e avesse lasciato lì il malloppo.
Questo genere di ladri è rarissimo, tipo da me non sono mai venuti, né credo da voi, ma dalla Cirinnà sì. Non vengono a rubarti gioielli, non cercano cassaforti, anzi entrano in casa senza farsi vedere e appena vedono la cuccia di un cane vi lasciano un bel malloppo. Generosissimi, però la Cirinnà si è spaventata parecchio.
Sono ladri talmente strani e rari che non hanno preso (si ispirano a Robin Hood, ma al contrario, danno a chi ha già, per mettergli paura), ma fosse successo a me o a uno di voi non li avrebbero neppure cercati, sarebbe venuta l'agenzia delle Entrate, l'Agenzia delle uscite, tutte le agenzie, e ci avrebbero processato nel caso non fossimo riusciti a dimostrare da dove venivano i soldi. Ma noi non viviamo a Capalbio, non siamo del Pd, non avremmo mai potuto essere vittime come la Cirinnà.
Noi saremmo stati colpevoli. Un po' come successe anche a Fabrizio Corona, gli trovarono dei soldi negli interstizi dei muri (è probabile non avesse una cuccia del cane), ma mica Corona poteva dire «oh, ma chi mai ce li avrà messi? Un malfattore?».
D'altra parte anche Fabrizio Corona non è del Pd, non sta a Capalbio, e lo hanno condannato, come avrebbero condannato me, voi, chiunque.
Invece con la Cirinnà sono stati bravi, hanno investigato, non sono arrivati a nulla, e le hanno restituito i soldi (a lei o al cane, non lo so).
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