Quanto è successo ieri al Bundestag obbliga a qualche riflessione. I rappresentanti democratici riuniti a Berlino sono stati chiamati ad assumere una decisione fondamentale riguardante non solo la società tedesca, ma anche quella greca: votare sì o no al piano di aiuti ad Atene (ha vinto il sì). E, in un certo senso, quella discussione era seguita con più interesse e apprensione in Grecia che non nella stessa Germania. All'origine di questo pasticcio ci sono l'Unione europea e le sue logiche redistributive e deresponsabilizzanti.
C'è una regola assai semplice ed essa vuole che «chi paga, comanda». Così ora Alexis Tsipras il «rosso» deve privatizzare e tagliare le spese, dal momento che le decisioni cruciali riguardanti la società ellenica sono prese a Bruxelles e Berlino.
Si tratta di una situazione in qualche modo accettabile? Assolutamente no. I greci sono sempre più indebitati e il loro Stato è sempre meno sovrano. Ne discende che questo intrico di aiuti e ingerenze esterne muta il significato stesso della rappresentanza democratica, come si è venuta a definire nel corso dell'età moderna.
Ai suoi albori lo Stato era un'autocrazia fragile, guidata da un sovrano debolmente legittimato a sottrarre risorse ai sudditi. Al fine di superare questo ostacolo, i re iniziano a convocare una rappresentanza dei settori più importanti della società. In questa fase, le assemblee dei ceti sono costituite da delegati che rispondono direttamente a chi li ha mandati. E i monarchi sanno che, senza rappresentanza, non è facile alcuna tassazione. Nell'età contemporanea i deputati e i senatori operano senza vincolo di mandato e la loro nomina è irrevocabile.
Ma la decisione che è stata assunta ieri a Berlino crea un altro elemento di complessità, poiché ormai è chiaro che le scelte riguardanti la Grecia sono primariamente assunte altrove: e questo può creare solo conflitti e incomprensioni.
Per anni i greci hanno speso soldi che non avevano, moltiplicando i privilegi e le rendite parassitarie. C'è però da chiedersi se questo giustifichi la privazione del loro diritto all'autogoverno. La decisione di ieri toglie soldi ai tedeschi per darli ai greci. Si tratta di 86 miliardi in tre anni ed è facile essere solidali con i contribuenti tedeschi (e anche italiani) che non gradiscono tale salasso. Oltre a ciò, la centralizzazione delle decisioni politiche moltiplica le tensioni tra le diverse comunità. I greci si sentono vittime non già dei loro errori, ma delle decisioni della Merkel: che vuole salvare le sue banche, comprare le isole dell'Egeo, dominare l'intero continente e così via.
Nessuno può rimpiangere i tempi degli Stati nazionali.
I greci non hanno avuto buon governo e libertà individuali quando erano governati esclusivamente dai politici ellenici. L'alternativa a quel fallimento, però, non è il paternalismo redistributivo (spesso interessato) di chi manda i soldi e la Troika, nella convinzione che i greci non possano farcela da soli.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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