Quattro amici al bar. "Era una chiacchierata in libertà tra conoscenti", spiega adesso Francesco Saverio Garofani (foto sotto), due parole, qualche commento sulla situazione politica davanti a un bicchiere, che volete che sia.
Quanto basta però ad aprire una faglia pericolosa e non ancora richiusa tra Quirinale e Palazzo Chigi. Qualcuno, anche a sinistra, pensa che avrebbe potuto essere più cauto, visto il ruolo che ricopre, consigliere per la Difesa del presidente della Repubblica, non un passante qualsiasi. "La mia bussola è la lealtà. Non ho mai rilasciato dichiarazioni fuori posto". In sostanza, nessuna smentita. "Non capisco in che cosa consisterebbe il complotto".
Il day after del consigliere ha un sapore amaro. "Mi spaventa la violenza dell'attacco - ha raccontato al Corriere della Sera - e quel che fa male è l'impressione di essere stato usato per colpire il presidente". Ma la struttura l'ha subito coperto. Mattarella stesso lo ha tranquillizzato. "È stato affettuosissimo, mi ha detto: stai sereno, non te la prendere". Niente scuse, niente precisazioni. Figuriamoci le dimissioni.
Un passo indietro magari sperato ma che nessuno nel centrodestra ha formalmente chiesto. FdI e Palazzo Chigi vogliono chiudere l'incidente con il Colle senza però mollare l'osso e senza abbandonare Bignami. "Lui ha tenuto un comportamento istituzionalmente corretto e altamente rispettoso del capo dello Stato - dice Lucio Malan, presidente dei senatori di Fratelli d'Italia - Le polemiche della sinistra sono pretestuose e in mala fede. Che avremmo dovuto fare dopo aver letto quelle sorprendenti frasi di Garofani?". A questo punto, insiste, "la smentita del consigliere serve proprio per non tirare in ballo il Quirinale". E dopo "la conferma della veridicità della notizia, è la sinistra che deve chiedere scusa".
Su questa linea, illustrata direttamente dalla Meloni a Mattarella, tutto il partito e buona parte del governo. Fa eccezione Matteo Piantedosi. "Non credo a manovre del Colle contro il centrodestra. Conosco Francesco Garofani, persona equilibrata e di grande senso istituzionale - dice il ministro dell'Interno - conosco pure Galeazzo Bignami. Credo si fondi tutto su qualche captazione che ha creato una rappresentazione decontestualizzata". Insomma, "tra una settimana non ne parleremo più".
La Lega intanto si tiene ben a distanza. "Forse, per il ruolo di garanzia che ricopre, doveva mettere un po' più di attenzione a certe dichiarazioni - commenta Massimiliano Romeo, capogruppo del Carroccio a Palazzo Madama - però, per una volta che la Lega è fuori dalla polemica, lasciateci fuori". La cosa non vale per il generale Vannacci: "Le parole del consigliere di Mattarella sono di una gravità inaudita. La presidenza della Repubblica dovrebbe essere super partes. E poi parlano di deriva autoritaria...".
Forza Italia invece si sfila ufficialmente dalla contesa. Antonio Tajani considera "chiusa" la querelle. "Oggi il presidente del Consiglio ha parlato con il presidente della Repubblica, era stato chiesto un chiarimento ma ora la vicenda è conclusa".
E del resto "nessuno ha messo in discussione la correttezza del capo dello Stato". E per Maurizio Gasparri "ci vuole fiducia e rispetto nei confronti del Quirinale, quelle di Garofani, un'ottima persona, sono opinioni e Mattarella non c'entra".