Quirinal Party

Colle, il centrodestra pronto a presentare la sua "rosa"

L'idea di una conferenza stampa congiunta Salvini, Tajani, Meloni. I nomi in campo: Casellati, Moratti, Nordio, Pera. Non ci dovrebbe essere Frattini

Colle, il centrodestra pronto a presentare la sua "rosa"

A guardare l’estetica delle cose e i tatticismi ancora in corso, la trattativa aperta ieri da Mario Draghi si sviluppa non solo lentamente ma anche con fatica. Certo, la premessa d’obbligo è che queste sono partite che si aprono e si chiudono grazie ad accelerazioni improvvise e, dunque, l’impasse di queste ore non è necessariamente destinata a compromettere davvero la corsa al Colle dell’ex Bce. Sottotraccia, infatti, continuano incontri e colloqui fra i diversi leader di partito, nel tentativo di trovare quella quadra che – almeno a ieri sera – non sembrava a portata di mano. Anche Draghi, peraltro, oggi dovrebbe muoversi per un secondo giro di quelle “consultazioni” inaugurate ieri con il faccia a faccia a Palazzo Chigi con Matteo Salvini e i colloqui telefonici con Enrico Letta, Giuseppe Conte e – pare – Matteo Renzi.

Nel giorno della seconda votazione – si inizia alle ore 15 – il dato fattuale è però quello di un passo indietro nella trattativa per individuare un nome condiviso. Come annunciato da Salvini ieri sera, infatti, oggi il centrodestra presenterà una rosa di nomi da proporre al centrosinistra. Dovrebbero essere quattro: Maria Elisabetta Casellati, Letizia Moratti, Carlo Nordio, Marcello Pera. Non dovrebbe esserci, quindi, il nome di Franco Frattini. Una mossa per rimandare la palla dall’altra parte e tenere unito il centrodestra. Non è un caso che la rosa dovrebbe essere presentata fra qualche ora in una conferenza stampa ad hoc con Salvini, Antonio Tajani e Giorgia Meloni.

Questa la cronaca sotto i riflettori, con il secondo scrutinio destinato a risolversi in un nulla di fatto. Il termometro della giornata, quindi, lo darà l’andamento delle trattative sottotraccia. E il punto sarà capire se la candidatura quirinalizia di Draghi regge agli eventuali scossoni. Che il suo sia il profilo più autorevole che l’Italia può vantare – anche e soprattutto all’estero – è fuor di dubbio. Ma le resistenze trasversali dei partiti e di alcuni leader restano un problema concreto. Silvio Berlusconi, Salvini e Giuseppe Conte sono certamente i più scettici. Come pure un corposo pezzo del Pd. Dubbi che possono essere sciolti solo con un accordo che verrà dopo quando e se l’ex Bce dovesse traslocare da Palazzo Chigi al Quirinale.

Un’intesa di cui, in un modo o nell’altro, Draghi dovrà farsi garante.

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