Renzi trama e tratta ma chiede di fare in fretta. "Serve un accordo, mica siamo a Sanremo..."

Il leader Iv: "Le prossime 48 ore saranno decisive, il presidente sarà venerdì"

Renzi trama e tratta ma chiede di fare in fretta. "Serve un accordo, mica siamo a Sanremo..."

Mentre le schede bianche scivolano nell'«insalatiera» di Montecitorio, Matteo Renzi avverte: «Il tempo è scaduto, si passi dal wrestling alla politica». E il leader di Italia viva intende un patto su Mario Draghi. «La sua - spiega, dopo essere corso a votare all'ultimo minuto - è una candidatura forte, ma serve un grande accordo politico sul governo dopo».

Per Renzi, i partiti non si prendono le loro responsabilità, «se hanno i nomi devono tirarli fuori, serve una candidatura espansiva» e poi bisognerà accertare se «i veti di Berlusconi e Salvini sono insuperabili». Non «vede» un Mattarella bis, né Andrea Riccardi, «una persona straordinaria ma non ha nessuna possibilità». Semmai, lui pensa in alternativa a Pier Ferdinando Casini, «quasi tutti gli ex presidenti di Camera e Senato per tradizione sono un po' più forti». Forse allude anche a Maria Elisabetta Casellati, ma aggiunge che «ci sono personalità della Corte costituzionale, della società civile...».

I «centristi», strano agglomerato dai contorni indefiniti, vogliono fare la differenza nelle elezioni del Presidente della Repubblica, però rischiano di diventare ininfluenti se si accorderanno sulla loro testa i grandi partiti da destra a sinistra. Come i «responsabili», tanto inseguiti e corteggiati per salvare l'ultimo governo Conte e poi dimostratisi alla fine inutili. Il più importante leader della «terra di mezzo», Renzi, tratta e media con tutti per essere il vero kingmager dell'operazione, come è stato per Mattarella al Colle e per Draghi a Palazzo Chigi. «Nel 2015 eravamo decisivi, ora no. La partita stavolta è in mano al centrodestra, ma la situazione è un po' come nel 2013, nessuno prende un'iniziativa politica. Spero che Salvini, Letta, Conte, Meloni mettano al centro l'interesse degli italiani e non i singoli partiti». E Berlusconi? «Chi lo ha costretto a questa candidatura gli ha fatto del male», commenta.

Lui si dà da fare, ma sottotraccia. «Lavoriamo in silenzio per il bene del Paese, ognuno ha il suo stile», ironizza alludendo a Salvini che pubblicizza incontri e riunioni su zoom, lancia tweet e fa comunicati stampa. Le prossime 48 ore, per lui, devono essere risolutive, si può arrivare a giovedì, Massimo venerdì, «poi basta, non è Sanremo, vince chi arriva primo» e le emergenze del Paese non possono aspettare.

Ha riunito in mattinata i grandi elettori di Iv, il leader, e stasera ci sarà un'altra riunione «molto più decisiva». Ma Renzi vuole coinvolgere nel suo gioco i centristi che si distinguono nel centrodestra, in particolare quelli di Coraggio Italia, sedotti dall'idea tutta sua di una Federazione di centro.

Dice al Corsera il leader di CI Giovanni Toti (che ieri ha incontrato Conte) che per «eleggere un arbitro come capo dello Stato, siglare un nuovo patto di governo e riscrivere la legge elettorale», un ruolo fondamentale avranno le forze centriste, «con la prospettiva di riunirsi sotto uno stesso cartello, incluso Renzi, e di gareggiare insieme alle elezioni del 2023». CI, spiega, non ha «mai posto veti a nessuno, men che meno a Draghi».

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