Colle, così il primo scrutinio è destinato al nulla di fatto

Solo Cossiga e Ciampi ce l'hanno fatta al primo colpo. Draghi dovrà aspettare (con il timore di finire nel pantano)

Colle, così il primo scrutinio è destinato al nulla di fatto

Mario Draghi, non è un mistero, aspira ad essere il primo presidente del Consiglio che da Palazzo Chigi trasloca direttamente al Quirinale. Finora, non è mai accaduto. E se l’ex numero uno della Bce riuscisse nell’impresa sarebbe un primato non di poco conto. Difficilmente, però, la strada verso il Colle sarà così tranquilla come Draghi aveva sperato. L’auspicio si è infranto ieri, quando Silvio Berlusconi si è sì chiamato fuori dalla corsa – come da giorni attendeva l’ex banchiere – ma senza dare alcun sostegno alle aspirazioni quirinalizie del premier. Anzi, dal leader di Forza Italia è arrivato un deciso veto, in nome dell’interesse nazionale e della responsabilità che – secondo Berlusconi – impongono a Draghi di completare il suo lavoro a Palazzo Chigi.

È presto per dire quanto inciderà sulla corsa dell’ex Bce lo stop di Berlusconi (che si unisce al forte scetticismo di Matteo Salvini e Giuseppe Conte e ai dubbi di quella corposa parte di Pd che fa riferimento a Dario Franceschini e Andrea Orlando). Quel che è certo, è che i tempi si vanno allungando. E che domani, quando alle 15 finalmente si terrà la prima votazione del Parlamento in seduta comune, finirà in un nulla di fatto. Il primo scrutinio, insomma, è destinato ad essere un buco nell’acqua. Con buona pace di Draghi, che aveva sperato di chiudere la partita nelle prime tre votazioni (nelle quali il quorum è di due terzi, cioè 673 su 1.009 votanti). Il premier, insomma, non eguaglierà il primato di Francesco Cossiga e Carlo Azeglio Ciampi (suo predecessore in Banca d’Italia), gli unici due presidenti della Repubblica eletti – uno nel 1985, l’altro nel 1999 – al primo colpo.

L’obiettivo di Draghi, a questo punto, è riuscire a sbloccare l’impasse tra oggi e domani, sperando di riuscire ad entrare in gioco martedì o mercoledì, quando sono in programma secondo e terzo scrutinio. Dal quarto (giovedì) il quorum scende infatti a 505 e a quel punto potrebbero entrare in gioco candidati di bandiera, magari solo per ragioni tattiche o per temporeggiare.

Dalla quinta in poi, più si va avanti e più la partita si fa imprevedibile. Non a caso, dal 1999 ad oggi, in media l’elezione è arrivata tra la terza e la quarta: alla prima con Ciampi, alla sesta con Giorgio Napolitano, alla quarta sia con il bis che con Sergio Mattarella.

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