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Il Colle (per ora) frena: non ci sono le condizioni

Salvini riallaccia i rapporti con Mattarella Nell'incontro non si parla di governissimo

Il Colle (per ora) frena: non ci sono le condizioni

Roma Cordialità, certo, e «apprezzamento» per la voglia dichiarata di dare una mano, e anche «molta attenzione» ai problemi segnalati da Matteo Salvini: il panico da sconfiggere, il nord da rilanciare, il Paese da far ripartire, la campagna referendaria e amministrativa da far svolgere con regolarità pure nelle zone colpite. Ma niente governissimo, non ora almeno, non ci sono le condizioni minime. E così, nel faccia a faccia tra Sergio Mattarella e il segretario della Lega, il tema dell'esecutivo di larghissime intese non viene nemmeno sfiorato, l'idea è evaporata prima ancora di entrare nel palazzo. Per cambiare cavallo, secondo il Colle, servirebbe un accordo tra i partiti, una specie di sfiducia costruttiva, che al momento non esiste. Avanti con Conte dunque, nonostante tutto. Non ci sono alternative. Quando esce, Salvini è comunque soddisfatto: dopo mesi di gelo, i rapporti con il presidente sono ripresi.

Il capo dello Stato, come sempre, vede «quello che c'è adesso» e non vuole ragionare su scenari vaghi e non attuali. Può piacere o meno, però si cucina con quanto passa il convento. Nei giorni scorsi il Quirinale ha smentito l'irritazione di Mattarella nei confronti del premier e ha negato una contrarietà sulla gestione della crisi del coronavirus. Tuttavia certi ondeggiamenti non devono essergli piaciuti, come senz'altro non ha gradito le polemiche tra governo centrale e Regioni, non solo quelle di centrodestra. Basti pensare alle Marche, che hanno chiuso le scuole senza motivo e senza coordinarsi con Palazzo Chigi, provocando l'intervento del Tar.

Tutto ciò mette in difficoltà il Paese e ammazza l'economia. Comuni isolati, italiani respinti persino dalle isole Seychelles, borsa a picco, spread in risalita, convegni e congressi annullati, turismo ko. Forse certe misure estreme non sono state dei colpi di genio, e comunque non hanno portato i risultati sperati, visto che il contagio non si è ancora fermato. Il Colle non commenta e non critica le mosse del governo, però salta agli occhi la diversità dell'approccio all'emergenza, con un appoggio discreto, istituzionale, fatto anche di iniziative autonome, talvolta divergenti.

Fin dall'inizio Mattarella si è speso in un complicato lavoro diplomatico con Pechino, dopo la decisione di chiudere i voli da e per la Cina: un messaggio al presidente XI Jinping, un serie di visite alle scuole multietniche di Roma, con le foto avanti ai bambini cinesi, il concerto organizzato nella solenne cornice della Cappella Paolina, ospite d'onore la pianista Jin Ju. Il Quirinale insomma ha dovuto bilanciare lo strappo diplomatico. Poi l'appello a lasciare da parte le polemiche politiche e a lavorare insieme. «Confido che senso di responsabilità e unità di impegno assicurino la risposta più efficace a tutela della salute dei nostri concittadini». Per un po' gli hanno dato retta, ma da sabato scorso, con l'arrivo delle brutte notizie da Codogno e dagli altri centri, la tensione è risalita.

E ora Salvini prova la spallata, dicendosi disponibile a sostenere un governo «scialuppa di salvataggio» senza Conte che porti il Paese al voto in autunno. Ipotesi che il Colle nemmeno considera, mancando le condizioni minime: persino la Meloni si dice contraria. Nel frattempo, oltre alla salute pubblica e all'economia, ci sono il referendum e le elezioni i sette Regioni.

Il leader della Lega chiede «come faremo a gestirle» e il presidente lo rassicura: ci riusciremo.

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