Coronavirus

Il Colle al premier: scelte condivise. Ma non aprirà una crisi al buio

Mattarella chiede "misure urgenti per ridare fiducia al Paese"

Il Colle al premier: scelte condivise. Ma non aprirà una crisi al buio

Roma Paura, contagi sopra quota trentamila, governo spaccato, la rabbia nelle piazze, il lockdown dietro l'angolo. E Mattarella che adesso la vede nera: «Siamo dentro una crisi profonda, che richiede misure urgenti per salvaguardare il presente e, soprattutto, il futuro della nostra società». Sarebbe, questa, l'ora delle decisioni, se possibile concordate, sia per la sanità che per l'economia. «La gestione dell'emergenza deve sapientemente saper aprire la strada a un progetto condiviso di crescita sostenibile, utilizzando le risorse europee». Sarebbe, perché Palazzo Chigi appare ancora incerto, incartato, tentennante. Molti infatti sperano nell'intervento del Colle, in un rovesciamento del tavolo, ma non andrà così, non sarà il capo dello Stato a congedare Giuseppe Conte. Se non c'è un voto delle Camere, fanno sapere dal Quirinale, un incidente parlamentare, una maggioranza alternativa pronta, il presidente della Repubblica non può rimuovere un premier. Può però incalzarlo e chiedergli ancora di coinvolgere di più le Regioni e le opposizioni nelle scelte da prendere «nell'interesse generale».

E può anche strapazzarlo, come infatti fa nel messaggio per la Giornata del risparmio. «Bisogna ridurre - sostiene - l'incertezza sulle prospettive future. È indispensabile creare le condizioni ultime per ristabilire un clima di fiducia». Oggi, nel pieno della tempesta Covid e della conseguente crisi economica, il clima giusto non c'è, né sembra che il governo si stia dannando abbastanza per la ripresa. Al Colle hanno ben presenti i «guai», i ritardi, le incertezze, le inerzie dell'azione di Conte, che appesantiscono un Paese già in difficoltà. Siamo appesi ai futuri stanziamenti europei «indispensabili per le infrastrutture» e non riusciamo o non vogliamo prendere i soldi pronti del Mes per la sanità.

Il risultato è che la gente ha paura, la moneta non circola e i negozi falliscono. È il «circolo vizioso» temuto dal governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco. Negli ultimi mesi i cittadini non hanno speso più: hanno parcheggiato in banca, si calcola, la bellezza di 1.600 miliardi. «La grave situazione economica - scrive Sergio Mattarella - ha indotto un sensibile aumento del tasso di risparmio di famiglie e imprese. Queste risorse, se adeguatamente utilizzate, potranno contribuire a sostenere una rapida ripresa di consumi e investimenti, una volta domata la pandemia».

E qui qualcuno è subito insorto, come Guido Crosetto, Fdi, e Claudio Borghi, Lega: Mattarella non starà mica preparando il terreno a una patrimoniale? Ma il presidente precisa che «la tutela del risparmio è sancita dalla Costituzione». Non si tratta quindi di espropriare ma di spingere il governo affinché «favorisca» con le scelte giuste l'uso di quella montagna di euro bloccati e farli «concorrere alla ripartenza». Ma per farlo servirebbe «una gestione della crisi» capace, ferma, comune. Un «progetto condiviso» che riesca ad arrivare ai fondi della Ue e a spenderli bene, per piani di sviluppo lungimiranti e non per elargizioni assistenziali a pioggia. L'Europa, al di là delle divisioni che ancora bloccano il Recovery Fund, ha fatto la sua parte, quanto meno, ricorda il capo dello Stato, «ha prevenuto i rischi di instabilità del sistema finanziario». Ora tocca a Palazzo Chigi.

Ce la farà il governo? Riuscirà Conte a «offrire opportunità per un futuro dignitoso alle giovani generazioni».

I dubbi sono tanti pure al Quirinale.

Commenti