Ma anche basta. «Non possono prevalere i pochi che vogliono imporre le loro teorie antiscientifiche, con una violenza a volte insensata». No vax e no pass, dice Sergio Mattarella, la devono smettere di provocare scontri di piazza e di mettere a rischio gli altri con i loro comportamenti. Per fortuna «gli italiani hanno dimostrato responsabilità», si sono quasi tutti immunizzati, hanno capito che «la ricerca e i vaccini hanno ridato spazi di libertà e la possibilità di riprendere in mano le nostre vite». Ora dobbiamo concentrarci su obbiettivi più concreti. «Il Pnrr - spiega il presidente - è un'occasione che non possiamo perdere. Soltanto crescendo insieme cresceremo di più». Occorre «coraggio» sulle riforme, rimettendo «il lavoro al centro» per «adeguare la società». Altro che perdere tempo con quei teppisti terrapiattisti.
Dunque, «teorie antiscientifiche» e «violenza insensata». Parole dure, durissime, quelle usate dal capo dello Stato durante la cerimonia per i cavalieri del lavoro, che segnalano una certa inquietudine del Colle. Prime dosi in calo, contagi in lieve ripresa, proteste che non si placano. E nel fine settimana arrivano i Grandi. Il Viminale è preoccupato, il G20 si dovrà svolgere in una Roma blindata.
Una situazione irrazionale, per certi versi surreale. Mattarella quasi non ci crede. «Siamo stati capaci di solidarietà, di senso civico, di responsabilità, di dedizione al lavoro. Grazie all'impegno e alla serietà degli italiani oggi registriamo una ripresa incoraggiante dell'economia e della vita sociale». Hanno funzionato pure le istituzioni, i servizi, le imprese. La gente comune si è data da fare. Insomma abbiamo dimostrato di essere «un grande Paese», gli altri ci guardano e ci copiano, per questo adesso «non possono prevalere i violenti», i «pochi che vogliono imporre» le loro strampalate teorie, quelli che «danno sfogo» ai peggiori istinti, «come è avvenuto più volte, con la devastazione dei centri in cui i nostri concittadini si vaccinano per sfuggire al virus». Non si può accettare.
Quello che serve adesso, per il capo dello Stato, è «un'alleanza generazionale», come nel Dopoguerra. «Abbiamo affrontato insieme una prova durissima. La nostra economia cresce a ritmi incoraggianti, superiori alla media di altri partner europei, e la campagna vaccinale ha più successo che altrove». Ora bisogna «porre le basi per un miglioramento strutturale» e ammodernare il Paese. Lavoro, innovazione, servizi, grandi opere, sfoltimento della burocrazia, scienza, cultura, scuola. «Scontiamo ritardi antichi da recuperare». E occhio ai ragazzi, cioè al futuro. «La marginalità di parte del mondo giovanile è sempre stata ragione di indebolimento della società e dell'economia - dice ancora Mattarella - Non dobbiamo permetterlo».
Sembra l'agenda del governo Draghi, «di una nuova ripartenza». Il Piano di ripresa, con il corollario dei miliardi europei, non ci deve sfuggire. «Le risorse disponibili e le riforme ambiziose in programma sono volte ad accrescere il potenziale della nostra società, di migliorare la produttività delle aziende e le prospettive sui mercati e a sostenere la crescita nel tempo».
Ecco dunque l'importanza di un patto tra generazioni, «una condizione per uscire dallo stallo». Il mondo sta mutando e noi siamo chiamati a «sanare bene e in tempi rapidi quelle fratture che rischiano di farci arretrare, di disperdere le forze».
Fratture anche «culturali e antropologiche», e qui il pensiero del presidente torna ai no vax e alle violenze. Lui è ottimista. «Un passaggio impegnativo, dimostreremo le nostre migliori qualità». Prudenza, ma «possiamo avere fiducia in noi stessi».
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