La telefonata fra i ministri della Difesa di Usa e Russia è una buona notizia, ma solo un tassello del percorso ancora lungo e irto di ostacoli verso un futuro cessate il fuoco e una vera trattativa di pace. L'ennesimo segnale prima delle elezioni di midterm negli Stati Uniti ed il G20 del 15 novembre, dove ci saranno sia Joe Biden che Vladimir Putin.
Dall'inizio della guerra in Ucraina, il 24 febbraio, il segretario alla Difesa, Lloyd Austin e il suo omologo russo, Sergei Shoigu, si erano parlati solo una volta, il 13 maggio. L'americano aveva chiesto un cessate il fuoco. Ieri i due hanno alzato per la seconda volta la cornetta discutendo di «temi di attualità della sicurezza internazionale e, soprattutto, della situazione in Ucraina» hanno confermato da Mosca. Ufficialmente nulla è trapelato, ma le fonti del Giornale, che per prime hanno rivelato il riannodarsi del filo del dialogo, indicano che si punta sulla tregua. Magari non ufficiale e scritta, ma che potrebbe arrivare con l'inverno ed il rallentamento delle operazioni. La stessa offensiva ucraina su Kherson e l'evacuazione russa dei civili potrebbe fare parte del rimescolamento di carte sul terreno, con i successi sul campo di Kiev, che aprirebbe uno spiraglio di pace. L'idea di fondo è un'iniziale congelamento delle linee, in stile Corea, che poi porterebbe a veri negoziati sullo status dei territori occupati. Un possibile piano punta a un'Ucraina confederale, come la Svizzera, con ampi poteri regionali alle aree contese come il Donbass. Forse sono solo illusioni, ma il dato di fatto è che i canali aperti dai servizi segreti americani e russi e dalla diplomazia sotterranea sono arrivati al livello più alto di ministri della Difesa. Il prossimo passo deve riguardare i vertici, ma il percorso è impervio. Non a caso il Cremlino ha smentito che sia in agenda una telefonata fra Biden e Putin. Austin, il capo del Pentagono, si è affrettato a chiamare il ministro della Difesa di Kiev, Oleksii Reznikov, per rassicurarlo sull'«impegno incrollabile degli Stati Uniti a sostenere la capacità dell'Ucraina di contrastare l'aggressione russa».
Nella diplomazia telefonica continua a giocare un ruolo il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, che ieri ha ribadito: «Non perdiamo le speranze, ci auguriamo di continuare sulla strada per la pace facendo riunire i due leader» ucraino e russo. «Ho notato che Putin è molto più morbido e aperto alle negoziazioni (con Kiev) rispetto al passato - ha rivelato Erdogan - Vedremo ciò a cosa porterà nel corso della diplomazia telefonica che condurremo nei prossimi giorni, dopo aver ascoltato entrambi i leader». Anche sul fronte dell'Unione europea, molti paesi, compresa l'Italia, stanno cominciando segretamente a discutere di una via d'uscita. Ovvero su come condizionare l'appoggio, anche bellico all'Ucraina, a un negoziato che eviti lo spettro di anni di guerra. La tempistica è quella giusta: se i repubblicani vincessero le elezioni parlamentari l'8 novembre, Biden sarebbe un'anatra zoppa. E non è escluso che il Congresso comincerebbe a chiedere un diminuzione degli aiuti all'Ucraina.
Nel frattempo, però, l'Italia sfiora la guerra.
I caccia Eurofighter dispiegati in Polonia si sono alzati in volo giovedì è venerdì per due nuovi scramble, il nome in codice dei decolli d'emergenza per intercettare aerei ostili. I caccia bombardieri italiani sono stati impiegati per affrontare aerei russi che volavano a ridosso dei confini della Nato.
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