Politica

Un colonnello inguaia i pm del caso David Rossi

L'ufficiale dell'Arma rivela le falle nelle indagini sullo strano suicidio del manager

Se anche David Rossi non si fosse ucciso, da ieri si è suicidata l'inchiesta dei pm di Siena. Sono bastate una raffica di rivelazioni choc in poche ore di audizione davanti alla commissione parlamentare del colonnello dei carabinieri Pasquale Aglieco, al tempo comandante provinciale dell'Arma a Siena. Dietro l'insabbiamento delle indagini sulla strana morte del responsabile della comunicazione dell'istituto senese ci sono davvero dei presunti festini gay con politici, vip e magistrati della Siena bene, come ha rivelato alle Iene un escort? Non lo sappiamo ancora. Ma è lampante che le indagini hanno più di un buco nero. Il primo: incalzato dalle domande di Luca Migliorino (M5s) Aglieco dice che sarebbe stato un pm di Siena la sera del 6 marzo a rispondere al cellulare di Rossi, appena morto, a una chiamata della parlamentare Daniela Santanchè. La parlamentare Fdi, amica del manager, conferma: «Ricordo che quel giorno lo chiamai almeno due volte. Una telefonata in effetti fu strana. Tanti squilli a vuoto, poi ebbi l'impressione che qualcuno mi rispose, restando in silenzio... (trentotto secondi, dicono le carte, ndr) Poi buttai giù», dice al Giornale.


L'ex comandante provinciale nel corso della deposizione ha accusato pesantemente i giornalisti delle Iene ma senza provare nulla e si è incartato sulla dinamica di quella sera: sarebbe arrivato sul luogo «dopo aver seguito una volante della polizia» e si sarebbe infilato negli uffici di Rossi con i tre magistrati. Ma nei verbali della sua presenza non c'è traccia. Terzo mistero: «Antonino Nastasi (oggi a Firenze indaga su Open e Matteo Renzi) si è posizionato sulla sedia di Rossi e ha iniziato a inquadrare la scena». Poi viene ispezionato il cestino, prima di rovesciarlo sul tavolo. Ci sono dei fazzolettini, sporchi di sangue, distrutti senza mai essere analizzati. I magistrati coinvolti avrebbero anche «acceso il pc di Rossi», «toccato e spostato mouse» e oggetti vari, «impugnato la maniglia per chiudere la finestra teatro dell'ipotetico suicidio». C'è un giallo su alcuni bigliettini, che quando arriva la Scientifica due ore dopo non sono nel cestino ma in mano a un pm. Possibile? «Abbastanza rituale», dice Aglieco.


«È la prova - dice al Giornale Carmelo Miceli, deputato Pd e legale della vedova - che quelle indagini sono state mostruosamente e palesemente insufficienti e fallaci, la famiglia merita indagini degne». «Sentire che la scena è stata barbaramente inquinata dagli stessi pm che hanno archiviato le indagini è inammissibile», si sfoga Caterina Orlandi, figlia di Rossi. «L'istanza di riapertura? Fintanto che la Procura generale presso la Cassazione non decide sulla competenza...», con Siena e Genova che se la rimpallano. E su Aglieco il legale sottolinea: «Ha ammesso di aver perseguitato un teste chiave (l'escort dei festini, ndr) prima della sua audizione secretata». Aglieco sul Fatto qualche anno fa denunciò di essersi riconosciuto tra i protagonisti delle vicende raccontate alle Iene dal presunto escort. «E i commissari sono saltati sulla sedia quando ha candidamente ammesso di essersi appostato in strada per seguirlo, ai limiti dello stalking - dice Antonino Monteleone delle Iene, autore di una ventina di servizi sul caso - A parte la chiara diffamazione ai nostri danni sconvolge la naturalezza con cui ha confessato ulteriori fatti che allontanano ancora di più quella sulla morte di David dai crismi di un'inchiesta condotta con la dovuta perizia».

Intanto l'ufficio di presidenza della commissione parlamentare ha affidato una maxi perizia ai capi del Ros, Pasquale Angelosanto e del Racis, Riccardo Sciuto e a tre medici che affiancheranno i Ris.

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