Cronache

"Per colpa di Banca Etruria siamo in mezzo alla strada"

"Per colpa di Banca Etruria siamo in mezzo alla strada"

Banca Etruria non ha rovinato «solo» 140mila obbligazionisti e azionisti, che per colpa di un decreto infame si sono ritrovati, da un giorno ad un altro, senza più un soldo sul conto. Ha anche gettato sul lastrico qualcun altro per ragioni diverse. Il caso della famiglia Antoni di Arezzo ne è l'esempio più tragico. Nel 1999 Daniele Antoni, imprenditore nel settore informatico, e la moglie, Elsa Misuri, oggi 57enni, acquistano un appartamento di 100 metri quadri e chiedono a Banca Etruria un mutuo da 120mila euro, a rate semestrali. Nel 2008 Antoni chiede alla banca un altro finanziamento da 200mila euro perché la sua azienda per colpa della crisi va male, e accetta di ipotecare la casa. «Per entrambi i finanziamenti - spiega Antoni - siamo sempre stati in regola con i pagamenti». Ma nel 2009 Banca Etruria invia due raccomandate che impongono il rientro immediato dei due finanziamenti per decadenza del beneficio del termine per una presunta rata scaduta: un totale di 223mila euro. «Noi però siamo certi di aver sempre pagato tutto, abbiamo le ricevute», giurano gli Antoni. La banca chiude i rubinetti e l'azienda della famiglia fallisce nel 2010. La direttrice della filiale 9 di Arezzo, Marina Bondi, non vuol sentir ragioni («tutto e subito»). Da qui il pignoramento della casa e l'inizio del calvario giudiziario durato fino ad oggi. L'appartamento va all'asta e viene venduto per 109mila euro, la metà del suo valore di mercato. Antoni denuncia Banca Etruria per truffa, estorsione ed usura. Ma non serve a niente. In questi giorni l'epilogo. «È successo ciò che non ci saremmo mai aspettati - dice Antoni - il giudice delle esecuzioni immobiliari ha deciso per il trasferimento del bene al vincitore dell'asta. Siamo disperati. Anche i legali di Banca Etruria hanno ammesso che avevamo sempre pagato regolarmente le rate. Sette anni di lotta non sono serviti a nulla». Entro il 19 gennaio 2017 gli Antoni devono lasciare la loro casa e saranno in mezzo a una strada senza alcun reddito.

In questi giorni ricorre l'anniversario del decreto che ha messo in mezzo a una strada anche migliaia di obbligazionisti. L'Associazione Vittime del Salvabanche (insieme ad Adusbef e Federconsumatori) celebrerà quella triste ricorrenza come si fa quando si commemorano i martiri, con un sit-in il 22 novembre alle 11, davanti a Palazzo Koch a Roma, sede di Banca d'Italia. Questo perché Renzi, con quel decreto maledetto, non solo ha ucciso il risparmio ma ha ammazzato anche famiglie, legami, amicizie, e esistenze.

Visto che c'è anche chi, in questo anno, si è tolto la vita.

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