«Aiutatemi, la mia bambina sta male». Presa a morsi, picchiata a sangue. Una bimba di appena 22 mesi è ricoverata in terapia intensiva al Bambino Gesù di Roma. Arrestato il convivente della madre, Federico Zeoli, 25 anni, originario di Vinchiaturo, in provincia di Campobasso.
Zeoli ha precedenti per lesioni e stalking. L'uomo ha ridotto in gravi condizioni la piccola perché infastidito dal suo pianto. Secondo gli investigatori che indagano per tentato infanticidio non sarebbe nemmeno la prima volta. I medici, infatti, hanno trovato vecchi segni sulla schiena della piccola. Nei due mesi passati Zeoli avrebbe alzato le mani su tutti e quattro i figli della compagna: due gemelline, una sorella di 5 e un maschio di 4 anni. Una situazione difficile, nota ai servizi sociali che in più occasioni avrebbero segnalato il caso. La madre, Valli Nanni, 23 anni, è stata ascoltata dagli uomini del commissariato per ricostruire i fatti accaduti nella loro abitazione in via Roma, a Genzano. L'ennesima, assurda, storia che si fa fatica a raccontare: un minore ancora una volta vittima della brutalità del patrigno. L'uomo, separato dalla moglie, dal Molise si trasferisce ai Castelli Romani in cerca di lavoro. Anche la donna è sola e ha 4 figli. In breve i due vanno a convivere ma la loro è una situazione di estremo degrado. Tanto che dalla scuola materna vengono allertati i servizi sociali.
I loro rapporti sullo stato di salute in cui versano le piccole lasciano senza fiato. «Malate e logore» scrivono. Ma non si parlerebbe di percosse. Un caso al limite, tanto da non dover intervenire. Martedì sera la donna esce per andare a portare dei farmaci al padre malato, sempre a Genzano. E affida i quattro figli a Federico. Basta poco perché il 25enne vada in escandescenza. Si sfoga sulla piccola di turno: uno schiaffo, poi un altro e un altro ancora. I fratellini piangono disperati. L'uomo, poi, afferra il corpicino e le morde il volto. Una bestia, anzi no. Nessun animale avrebbe fatto ciò che invece è accaduto fra le pareti di questa abitazione. La madre torna, il compagno racconta una versione che non la convince affatto, la solita. «È caduta dalle scale» dice. Non c'è tempo per capire: la donna carica la bambina in auto e si precipita in ospedale. Quando arriva in via Achille Grandi, al vecchio pronto soccorso di Genzano, non sa ancora che la struttura è dismessa da tempo. C'è solo una guardia giurata messa di piantone davanti all'entrata per evitare occupazioni abusive. «Arriva una giovane con un fagotto in braccio. Grida aiuto, sbraita perché nessuno corre a soccorrerla» spiega il vigilante agli agenti della volante. «Cerco di calmarla e chiedo l'intervento della polizia» spiega ancora. I poliziotti scortano la donna a sirene spiegate verso il nuovo polo ospedaliero di Ariccia. La bimba ha il volto tumefatto e varie ferite in testa e sul resto del corpo. Bisogna trasferirla in un centro specializzato. L'elicottero del 118 ci mette pochi minuti per trasportarla nel nosocomio romano dove viene ricoverata in codice rosso. «La situazione è grave, per ora la piccola paziente è in coma farmacologico. Aspettiamo di poterla operare in testa» dicono i medici. Per l'uomo, rintracciato in nottata, è scattato il fermo per tentato omicidio aggravato ed è stato trasferito in carcere. «È stato un raptus, non volevo» la sua difesa.
La Procura di Velletri, che ha allertato il Tribunale dei Minori, sta valutando anche la posizione della mamma. A gennaio a Cardito, Napoli, un ragazzino di 7 anni, Giuseppe, è stato ucciso a colpi di scopa dal patrigno.
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