Cronache

Da Como a Ventimiglia confini a rischio collasso

Emergenza accoglienza per i profughi respinti da Svizzera e Francia. Pronti dei container

Da Como a Ventimiglia confini a rischio collasso

Ventimiglia Ventimiglia e Como, due città all'apparenza slegate: la prima affacciata sul mar Ligure, al confine con la Francia; la seconda sull'omonimo lago alla frontiera con la Svizzera, tuttavia accomunate da un unico destino ovvero l'emergenza clandestini.

E se a Ventimiglia il numero di presenze sembra leggermente in calo - ieri, ad esempio, hanno pranzato in 650 nel centro di accoglienza del Parco Roja, rispetto ai circa 800 di pochi giorni fa - grazie anche al piano di alleggerimento voluto dal capo della polizia, Franco Gabrielli; a nord invece i numeri appaiono in crescita. Oggi, il sindaco di Como, Mario Lucini e il prefetto Bruno Corda si incontreranno per definire l'area in cui sistemare i container che ospiteranno i rifugiati che per ora si accalcano nella zona della stazione.

Una situazione fotocopia rispetto a quanto avvenuto, pochi mesi fa, proprio a Ventimiglia, dove la polizia francese di Mentone bacchetta le autorità italiane accusate di non frenare a sufficienza l'esodo dei migranti diretti oltreconfine. Accade, infatti, che molti dei rifugiati presenti a Ventimiglia cerchino di raggiungere la Francia in treno (oltre che a piedi lungo la ferrovia e per i sentieri di montagna), venendo regolarmente fermati dalla polizia francese in servizio alla stazione di Mentone, che poi li riammette in Italia. Una volta nel nostro Paese, i migranti vengono caricati sui pullman e destinati ai Centri di identificazione ed espulsione del sud Italia e della Sardegna. E quest'ultima è una novità. La scelta di destinare i rifugiati a un'isola nasce dal fatto che molti di loro, una volta trasferiti negli altri centri della terraferma, si allontanano quasi sempre per tornare pochi giorni dopo al confine con la Francia e tentare di nuovo di espatriare in Francia. Allontanarsi da un'isola, invece è molto più difficile e, quindi, rappresenta un deterrente.

Ma torniamo in Svizzera. La scorsa settimana nel Ticino è stato registrato un record di arrivi. Le guardia di confine, infatti, secondo dati della radiotelevisione svizzera di lingua italiana, hanno registrato 1.767 tentativi di ingresso illegale in gran parte alla frontiera di Chiasso con il treno; mentre i respingimenti in Italia di coloro che non intendono presentare domanda d'asilo in Svizzera, ma che vogliono recarsi nel nord Europa sono stati 1.184. E in tutto questo via vai di rifugiati resta l'incognita «radicalizzazione» nelle carceri, come sottolineato dal ministro dell'Interno Angelino Alfano. «Abbiamo lavorato per diminuire il rischio - ha affermato il capo del Viminale - e con un programma di deradicalizzazione per evitare che il germe si impianti nelle carceri».

Sul potenziale arrivo di miliziani dell'Isis sui barconi dalla Libia, segnalato dal Copasir, Alfano sembra stemperare i toni della polemica e avverte: «Noi eravamo già in grado di dirvi che non c'erano riscontri di quanto pubblicato sui giornali. Sirte non si è manifestato fin qui come luogo di partenza per chi intende arrivare sull'altra sponda del Mediterraneo. Il nostro sistema di controllo dei migranti avviene ormai con grande perizia. Non era così nel 2014. Oggi usiamo la fotosegnalazione con un livello maggiore di identificazione.

Contiamo di aprire delle sedi distaccate per effettuare il rimpatrio di chi non ha titolo per restare in Italia».

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