Lodovica BulianNon voleva tornarci in quella classe, tra quei compagni che la deridevano e la prendevano in giro con quella cattiveria di cui sono capaci certi adolescenti, eroi malvagi delle storie di bullismo. Il solo pensiero genera in una ragazzina di dodici anni di Pordenone, ombre cupe. Che negli otto giorni trascorsi a casa da scuola per una bronchite sfociano in una convinzione: non ci tornerà proprio a scuola, a costo della vita. Quella che a dodici anni, quando non si è ancora davvero grandi ma lo si è abbastanza per meditare e tentare un suicidio, può diventare d'improvviso una gabbia da cui liberarsi. Così affida le scuse a mamma e papà per il gesto che sta per compiere a una lettera ragionata e meditata per giorni, e poi lascia un messaggio, scioccante nella sua lucida precisione, per i compagni: «Ora sarete contenti». Ora che sono morta, intende. E invece, Francesca è viva per miracolo, dopo essersi gettata ieri mattina intorno alle 7 dal secondo piano della sua cameretta. Quando viene soccorsa da un vicino dopo un volo di sei metri smorzato solo da una tapparella rimasta aperta al primo piano del condominio, è ferita, ma ha la forza per confidare che «oggi (ieri ndr) dovevo tornare dopo la malattia, ma io non ce la facevo a rientrare in quella classe. Avevo paura di urlare al mondo i miei timori e così ho deciso di farla finita». La scena scorre sotto gli occhi sconvolti di una mamma che trova la camera vuota con la finestra aperta e sua figlia riversa di sotto. E che ora giura di non aver capito davvero l'entità di quel «malessere» che pur conosceva ma che aveva sottovalutato.Ricoverata in ospedale a Udine, la giovane è fuori pericolo, con una prognosi di 40 giorni per politraumi e la sospetta frattura di una vertebra. Nella scuola frequentata dalla ragazzina, ieri si sono presentati gli agenti della polizia, a cui l'incredula dirigente scolastica ha detto che «non c'era alcun segnale che lasciasse presagire quanto accaduto», e che la scuola da tempo ha attivato iniziative di sensibilizzazione contro il bullismo, «perfino uno sportello di ascolto gestito da una psicologa a cui però questa ragazzina non ha inteso accedere». Ma è quello che non si vede e che viaggia in rete, il bullismo su cui si concentrano gli investigatori nel tentativo di individuare l'epicentro del disagio che ha sfiorato la tragedia. Gli agenti della mobile in collaborazione la polizia scientifica e la postale stanno analizzando messaggi e tracce di conversazioni, anche sui social, «per poter cercare un collegamento tra le accuse che la dodicenne ha formulato in una lettera di addio e l'eventuale comportamento di qualche coetaneo». In attesa che la Procura dei minori di Trieste, che ha disposto il sequestro di cellulare e strumenti informatici della studentessa, parli con lei e accerti cosa in verità stesse accadendo tra quei banchi di giovanissimi agli occhi ignari di genitori e insegnanti. Gli investigatori non escludono che a spingerla all'estremo gesto sia stato proprio qualcosa avvenuto nell'ultima settimana, quella trascorsa a casa, magari in rete. Non appena le condizioni della giovane lo permetteranno, la Procura disporrà un'audizione protetta, e solo dopo aver ristretto il campo gli investigatori potranno sentire eventuali minorenni coinvolti. Ai soccorritori lei, ancora lucida, ha detto: «Non ce la facevo a rientrare in quella classe».
Un fenomeno quello del bullismo che, secondo l'Istat, colpisce un ragazzo su due tra gli 11 e 17 anni. Un ddl «ad hoc» giace da tempo in commissione Giustizia alla Camera, dopo l'ok del senato a maggio scorso. «Sarà in aula entro marzo», promette ora la presidente Donatella Ferranti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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