Elezioni Comunali 2016

Comunali, ecco il flop della sinistra radicale

La sinistra radicale si salva solo a Cagliari dove rielegge Massimo Zedda al primo turno delle elezioni amministrative

Comunali, ecco il flop della sinistra radicale

Cagliari a parte, per la sinistra radicale i numeri sono impietosi ovunque. Se da un lato è vero che Massimo Zedda è l’unico primo cittadino di centrosinistra rieletto al primo turno, d’altra parte i risultati dei candidati di Sinistra Italiana sono molto al di sotto delle aspettative.

Cosa dicono i numeri nelle grandi città

Il deputato Giorgio Airaudo, ex sindacalista Fiom, ottiene un misero 3,7% a Torino, la città operaia per eccellenza, dove nel 2011 Sel e Rifondazione Comunista presero il 6,5%. Ma a deludere maggiormente è stato l’ex viceministro all’Economia Stefano Fassina che, secondo le speranze della sinistra anti-renziana avrebbe dovuto ottenere almeno il 6/8% necessario a togliere al candidato del Pd di Roma, Roberto Giachetti la possibilità di raggiungere il ballottaggio. E invece Fassina si ferma al 4,5%, un flop se rapportato al 6,2% ottenuto quattro anni fa da Sel, cui va aggiunto anche il 2,2% preso dal candidato di Rifondazione Comunista Sandro Medici. Un flop dettato dal boom dei Cinquestelle e dal pasticcio della temporanea esclusione delle liste ma pur sempre un flop. Va meglio a Napoli dove la sinistra radicale appoggiava l’uscente Luigi De Magistris ma anche qui, come nel resto d’Italia, Sinistra Italiana non era presente col suo simbolo. A Milano sosteneva Beppe Sala con la lista ‘Sinistra-sinistra X Milano’ che ha preso il 3,8%, circa un punto in meno del 2011, mentre il candidato Basilio Rizzo di ‘Milano in Comune’ si ferma al 3,5%. Nemmeno la ‘rossa’ Bologna dà risultati confortanti per il candidato sinistra del Pd, Federico Martelloni, che ottiene il 7%, mentre nel 2011, quando sosteneva Virginio Merola, Sel prese il 10%.

La minoranza dem non può confluire in Sinistra Italiana

Buona performance, invece, a Cosenza con il candidato Valerio Formisani al 6%. Non è un caso dato che nel capoluogo calabrese il Pd era alleato con Verdini e i Cinquestelle, che non hanno ancora un forte radicamento, si fermano al 4,4%.

Decisamente una magra consolazione per Fassina, Vendola e compagni vari che speravano in una buona affermazione, soprattutto a Torino e Milano, per convincere la componente della sinistra Pd a rompere con Matteo Renzi e lasciare il partito per passare con Sinistra Italiana.

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