Uno slalom tra tasse occulte e condoni. La legge di Bilancio 2017 si annuncia in maniera poco piacevole, soprattutto se l'esecutivo guidato da Matteo Renzi dovesse perdere la propria battaglia più importante: la richiesta di nuova flessibilità all'Unione europea. Servono almeno 8 miliardi, cioè uno 0,5% di Pil, per mantenere tutte le promesse: tamponare tutti i buchi delle promesse elettoralistiche della manovra (vedi articolo sotto) e far finta che il rapporto deficit/Pil stia scendendo. Quello 0,5%, infatti, farebbe passare il rapporto deficit dall'1,8% previsto per l'anno prossimo al 2,3%, comunque un decimo di punto sotto il 2,4% previsto per il 2016.
L'esito disastroso (per Renzi) del vertice di Bratislava non induce, tuttavia, a un particolare ottimismo anche se c'è da scommettere che il presidente del Consiglio non si fermerebbe dinanzi a un diniego di Merkel & C. poiché quei denari sono fondamentali per sostenere i propri progetti politici. Non va sottovalutata l'ennesima protesta del presidente della Bundesbank Weidmann contro la politica accomodante della Bce. Tuttavia, anche dando per acquisito un assenso comunitario al maggior deficit, resterebbero comunque da trovare una quindicina di miliardi di euro per finanziare una manovra che dovrebbe costare 26-27 miliardi. All'Italia, infatti, è garantito in maniera più o meno stabile uno 0,2-0,3% di Pil per l'emergenza migranti. E, in ogni caso, andrebbe comunque assicurata una correzione di bilancio di pari importo.
La missione del ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, è raschiare il fondo del barile. Ecco perché ieri sono tornate a circolare indiscrezioni di una nuova asta delle frequenze televisive. L'operazione dovrebbe riguardare le frequenze della banda a 700 Megahertz che l'Ue ha deciso di destinare ai nuovi servizi mobili. Il Parlamento, pur avendo recepito la direttiva, aveva votato a favore del rinvio ma, visto che il Pil frena e le entrate scarseggiano, il governo potrebbe ripensarci. Sulla carta l'asta potrebbe fruttare fino a 3 miliardi, ma visti gli esiti delle precedenti è poco utile avventurarsi in previsioni.
Stesso discorso per la spending review. Ai 3 miliardi di tagli dai ministeri dovranno aggiungersi risparmi dagli acquisti centralizzati tramite Consip e, soprattutto, minori uscite per un totale di compreso tra i 5,5 e i 6 miliardi. Ovvio non pensare, come sottolineato dal Giornale nei giorni scorsi, che il Fondo sanitario nazionale possa restare intatto. Dinanzi alle proteste del ministro Lorenzin, il premier ha fatto melina, ma più passa il tempo più diventa concreta l'ipotesi che lo stanziamento, pur crescendo, possa essere ridotto passando dai 111 miliardi di quest'anno a 112 nel 2017 anziché a 113, come inizialmente preventivato.
Altri 4 miliardi (ma sarebbe più realistico pensare a una cifra inferiore almeno della metà) potrebbero giungere dalla voluntary disclosure bis, ma mancherebbe all'appello sempre qualche miliardo che si potrebbe conseguire con le «tasse di scopo» di cui si parla da tempo: sulle sigarette, sulle slot machine e sul gioco d'azzardo.
A queste si dovrebbe aggiungere un miliardo circa dalla revisione di bonus e incentivi che, in maniera nascosta, equivalgono a un aumento delle tasse. I primi destinatari dovrebbero essere le imprese, ma sui cittadini - anche se non direttamente coinvolti, almeno in una prima fase - ricadrebbero i maggiori costi di produzione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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