Coronavirus

Tra conferenze e whatsapp è disastro comunicazione

Quella andata in scena nelle ultime settimane da parte del governo Conte è, più che una comunicazione di crisi, una comunicazione in crisi

Tra conferenze e whatsapp è disastro comunicazione

Quella andata in scena nelle ultime settimane da parte del governo Conte è, più che una comunicazione di crisi, una comunicazione in crisi. Mezza Europa in spregio alla realtà e per nostri errori di comunicazione è convinta che siamo noi gli untori dell'Unione. Un danno d'immagine, insomma, che indebolisce l'Italia in sede di Eurogruppo. La lista degli errori è purtroppo lunga e continua a perpetrarsi attraverso messaggi da un lato ansiogeni, che colpiscono in particolare anziani, individui fragili e persone sole, e dall'altro contraddittori: mascherina sì o no? Passeggino sì o no? Chiusura per 15 giorni, fino a Pasqua, al 2 o al 16 maggio? Al di là della solidarietà personale a un uomo, Giuseppe Conte, e a un esecutivo chiamati a una prova indubbiamente ardua, non si può non rilevare che è fantozziana la scelta di condurre conferenze stampa a orari improbabili, con toni mielosi nei quali ci si avventura in modo spericolato, come nell'ultimo caso, a spiegare la Pasqua cristiana come passaggio «dalla schiavitù all'Egitto», quando il passaggio è degli Ebrei e, semmai, dalla schiavitù in Egitto alla libertà del popolo d'Israele.

Da bocciare anche la Protezione Civile. Quanto ci mancano Bertolaso e Gabrielli! Le conferenze stampa di Borrelli & C. sono lunghe, monocorde, deprimenti. C'è gente che non guarda più la tv per non prendere antidepressivi. I dati offerti non sono significativi e sono decontestualizzati. Non c'è trasparenza sui fondi raccolti (a quanto ammontano?) e su come sono stati o verranno impiegati. Bisognerebbe attivare Sciarelli per ritrovare il ministro della Salute, Speranza. Chi l'ha visto più? Come dimenticare i testi dei decreti anticipati via whatsapp con corse ai treni e il virus portato nelle altre regioni del Sud? Casalino dice che non è colpa sua. Di chi, allora? La fuga di notizie è stata gravissima e comunicativamente parlando è la cosa più banale da evitare. Della serie epic fail fanno parte anche la iper regolamentazione (un decreto al giorno leva il medico di torno?) così come le liste «Ateco» pasticciate e rifatte sotto scacco di Landini e Cgil.

E sulla trasparenza normativa, come districarsi nel groviglio di commi e rimandi nei DPCM? L'improvvisazione, insomma, ha dato anche in comunicazione pessima prova di sé.

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